Con "Genesis", ottava prova in studio, i Rotting Christ tornano definitivamente alle propie radici. Oltre ad aver usufruito nuovamente degli Stage One Studios di Andy Classen (dove la band aveva registrato "Triarchy of the Lost Lovers" nel 1996), i ragazzi greci hanno totalmente mollato il sound "morbido" e più commerciale di "Sleep of the Angels", e hanno preferito l'utilizzo delle sonorità black ed epiche dei primi tempi. E' proprio la vena epica ad emergere in questo lavoro in canzoni come "Daemons" o "Under the Name of Legion" avvicinando il sound dei Rotting Christ in particolare a quello degli Ancient Rites. Rispetto al passato tuttavia, il songwriting della band si è fatto molto più melodico e d'impatto. Il pregio di "Genesis" è infatti quello di prendere questa melodia ed innestarla in un contesto più estremo, con il risultato di avere un album molto orecchiabile ma allo stesso tempo in linea con il vecchio materiale. L'immediatezza dei nuovi Rotting Christ si può sentire benissimo in songs come "Quintessence" e "Release Me", mentre la vena più violenta e maggiormante influenzata dal black metal si manifesta in canzoni come "Lex Talionis", "In Domine Sathana", "The Call of the Aethyrs" o "Ad Noctis". In generale siamo di fronte ad un lavoro uniforme, ben suonato e ben registrato che esalterà i fans della band e li colpirà per la freschezza delle idee e per l'alta qualità dei singoli pezzi.
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