Mentre tutti siamo presi dall'estenuante attesa del nuovo album dei maestosi Queensryche, ecco che spunta il genio Geoff Tate con il suo disco solista.
Un progetto molto personale, particolare per diversi aspetti, uno dei quali il sound che questo disco genera; un misto fra rock e pop con innesti di elettronica, sempre di gusto e mai fuori luogo, con un risultato inizialmente spiazante, ma allo stesso tempo curioso. Dal punto di vista sonoro questo disco rappresenta il vero side-project, ricco di particolarità e ben lontano dalle sonorità espresse nei Queensryche.
L'ascolto non è così "semplice" come si potrebbe sospettare tanto che per assimilarlo dovrete aspettara che le canzoni crescano con gli ascolti; quello che traspare da subito è di trovarsi dinanzi ad un disco forte, con carattere, dove la maturità e la maestria di Mr. Tate sono in primo piano. La classe si sente in ogni brano e l'espressività nelle interpretazioni del cantanto sono ormai una garanzia, Un disco introspettivo e riflessivo in cui viene messo in evidenza il lato più oscuro e pacato di Geoff con un risultato molto soft e tranquillo.
Stiamo parlando, quindi, di un qualcosa ben distante da sonorità dure tanto che per qualcuno potrebbe rappresentare uno scoglio difficilmente superabile; credo che la cosa importante sia non lasciarsi scoraggiare e provare comunque ad imbattersi nella musica di Tate.... I momenti più sostenuti ci sono, anche se in minoranza, e li troviamo nella parte finale del disco, probabilmente volutamente raggruppati ("Passenger", "Off The TV", la meno soft di tutto il lotto, "Grain Faith" ed "Over Me").
Un lavoro nell'insieme, pur non essendo di certo il disco dell'anno, raffinato e ricco di classe che di sicuro procurerà un duro impatto sonoro iniziale da vincere solo con gli ascolti.... poi sarà la musica a parlare e a stimolare le vostre emozioni.
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