Uscito inizialmente come progetto solista di
Kai Hansen (tant è che nella prima stampa in vinile portava il nome del folletto tedesco in copertina) “Heading for Tomorrow” si è da subito dimostrato come il primo passo di una band fondamentale per il power metal nella decade che stava iniziando. Reclutato l'ottimo Ralf Scheepers alla voce e completata la line up con Wessel e Burchardt alla sezione ritmica più una serie di ospiti tra cui il futuro chitarrista/bassista Dirk Schlachter e l'onnipresente e amico Piet Sielck, Hansen da alle stampe un disco che da più parti viene accolto come il vero successore dei due Keeper.
L'inizio è di quelli storici, di quelli che lasciano il segno. Dopo la breve ed evocativa intro “Welcome” (tra l'altro ancora usata nei concerti), arriva la strabordante “Lust for life” pezzo di purissimo power metal tedesco, ritmi vortiginosi, ritornello da cantare a pieni polmoni e l'ugola d'oro di Scheepers a dominare il tutto. Il bridge post-assoli che ci porta al ritornello finale è quanto di più bello la penna di zio Kai abbia mai scritto. Tempo di prendere fiato e subito irrompe “Heaven can wait” un altro pezzo da novanta del disco, con tempi più cadenzati ma un altro coro da cantare a squarciagola come il miglior power metal richiede.
A chiudere un trittico iniziale da infarto arriva “Space eater” dove è il basso di Uwe Wessel che detta legge e Scheepers ancora una volta ci lascia a bocca aperta con una prestazione da applausi volando alto senza perdere un oncia di potenza, insomma un bignami di come si canta l' heavy metal.
“Money” dopo tanti anni ancora non riesco ad inquadrarla e non riesco a capire se sia un capolavoro o sia solo un esperimento goliardico venuto non troppo bene. Fortuna che irrompe la ballad del disco, sicuramente la più bella di sempre a nome
Gamma Ray, “Silence” puzza di Queen per tutti i suoi 6 minuti e 20 secondi di durata ma le melodie, i cori, l'accelerazione centrale, fanno si che ci troviamo di fronte ad uno degli highlights del disco. Si riparte a duemila con “Hold your ground” altro pezzo di puro stampo tedesco con un interessante parte strumentale, mentre “Free time”, tra l'altro unico pezzo a firma Scheepers, si muove su ritmi cadenzati sempre a cavallo tra hard rock e heavy metal come solo i tedeschi sanno fare. Si arriva quindi alla title track e suite del disco grazie ai suoi 14 minuti e mezzo di durata. Si parte subito con il mastodontico coro del ritornello che poi sfocia in un riff assassino ( che ricorda molto da vicino “Victim of Changes” dei Judas Priest) che vi porterà a scapocchiare senza ritegno. Al solito ottimo Scheepers perfettamente a suo agio con certe sonorità. Incredibile il break centrale, fatto di sonorità decisamente più leggere, quasi “floydiane” che portano ad un crescendo strumentale bellissimo e per nulla noioso fino alla nuova accelerazione da brividi. Chiude il disco una buona cover di “Look at yourself” degli Uriah Heep, altra grande influenza di Kai Hansen.
Nella ristampa di una decina di anni fa furono anche inserite le tracce presenti nell'ep “Heaven can wait”, ovvero “Mr. Outlaw”, “Lonesome stranger” e “Sail on”. Esaltante la prima, trascurabili le altre due.
Concludendo l'esordio dei Gamma Ray è un disco che emoziona ancora oggi a distanza di 25 anni dalla sua pubblicazione e capostipite di un modo di fare musica divenuto predominante nella seconda metà degli anni 90 in Europa.
Un Classico.
A cura di Simone “Panic” Occhini