Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1994
Durata:53 min.
Etichetta:Vertigo

Tracklist

  1. JESUS, MARY, & THE HOLY GHOST
  2. FIREHEAD
  3. STRANGE HIGHWAYS
  4. HOLLYWOOD BLACK
  5. EVILUTION
  6. PAIN
  7. ONE FOOT IN THE GRAVE
  8. GIVE HER THE GUN
  9. BLOOD FROM A STONE
  10. HERE'S TO YOU
  11. BRING DOWN THE RAIN

Line up

  • Ronnie James Dio: vocals
  • Tracy G: guitar
  • Jeff Pilson: bass
  • Vinny Appice: drums

Voto medio utenti

Il secondo split dei Black Sabbath "secondo Dio" è causato da un evento singolo: il rifiuto da parte di "sua intransigenza" Ronnie a fare da supporto ad Ozzy per il concerto di Costa Mesa, che avrebbe dovuto decretare il definitivo ritiro dalle scene da parte di Osbourne. Se voleste risalire al peccato originale degli eterni tour d'addio, annunciati da tanti "vecchietti" che poi si ricredono in tempo zero, sapete da che parte guardare.

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Ronnie non è scemo, e fiuta immediatamente "l'inganno", che puzza tanto di reunion in tempi brevi, mandando a quel paese Toni Iommi e Geezer Butler. I quali, a loro volta, assumono Rob Halford dei Judas Priest esclusivamente per quello specifico show. Dal canto suo, Dio si porta via il fido Vinnie Appice, reduce dalla performance su "Dehumanizer" e tour annesso, completando la line-up con l'ex Dokken Jeff Pilson al basso, e l'ex WWIII Tracy G alla chitarra. Sono tempi in cui Internet è solo un miraggio all'orizzonte, e le notizie arrivano col contagocce: è quindi una discreta sorpresa trovare un nuovo album griffato Dio nell'autunno 1993, a pochi mesi di distanza dal suddetto divorzio. "Strange Highways" risente moltissimo del suono crudo di "Dehumanizer", e lo stile di Tracy G introduce definitivamente Ronnie nell'arena più dimessa dei 90's.

Pochissimo lo spazio riservato alle tastiere dell'ospite Scott Warren (anch'egli nuovo ingresso ma solo in qualità di guest, e proveniente dai Warrant), l'album si barcamena tra sonorità particolarmente criptiche ed un inedito groove che è appunto conseguenza della voglia di rinnovamento di Ronnie.
La stessa voce del folletto italoamericano spinge su un'aggressiva distorsione mai sperimentata prima, e sicuramente fa storcere il naso ai fans di più lunga data. A conferma di questa considerazione, l'album ed il tour di supporto registrano dati non confortanti, con accusa annessa a Tracy G di stravolgere sul palco le linee di chitarra su classici che, francamente, non avrebbero bisogno di alcun riadattamento e/o aggiornamento. "Strange Highways" viene introdotto da "Jesus, Mary & The Holy Ghost", uno dei pezzi che maggiormente testimonia il passaggio di consegne tra i Dio onirici della decade precedente e quelli più attuali, con un durissimo riff che viene stemperato solamente da un evocativo "bridge" di vecchia scuola verso la metà. Si vocifera addirittura che, esattamente come per "Holy Diver", i Black Sabbath avrebbero accusato Ronnie di essersi "portato via" alcune canzoni. È il caso della pesantissima "Hollywood Black", riguardo alla quale Toni Iommi dichiarerà: "non so se suoni uguale a come l'avevamo composta originariamente, e nemmeno mi interessa, perché non l'ho proprio mai ascoltata".

La title-track è un macigno doom che si sorregge su tempi lentissimi, mentre "Firehead" ribadisce la "groovy temptation" a cui i Dio sembrano cedere, sicuramente per espresso volere del Boss. "Give Her The Gun" è una strepitosa semi-ballad dai toni drammatici, che racconta la storia di abusi domestici: lo scottante argomento viene affrontato con innata classe dalla solita, magistrale interpretazione di Ronnie, che suggerisce la soluzione fin dall'esplicito titolo ("datele una pistola").

Il disco non può certo essere definito perfetto, ed anche cercare di tenere i piedi in due scarpe, modernità (di allora) e classicità, non aiuta a risolvere un senso di confusione generale che si scatena tra i fans storici. Si passa infatti da brani sostanzialmente assimilabili al periodo "Lock Up The Wolves" come "Here's To You" e "One Foot In The Grave", ad altri dall'animo spiccatamente trendy come "Pain" e "Evilution". Chiude una piccola e misconosciuta gemma del repertorio Dio, quella "Bringin' Down The Rain" in cui l'inedito mix tra il crudo guitar playing di Tracy G e le linee vocali di Ronnie raggiungono l'amalgama ideale.

Come già sottolineato, non si può assolutamente annoverare "Strange Highways" nel lotto dei "must" targati Dio, piuttosto come il ponte necessario tra "Dehumanizer" e quel "The Devil You Know" che verrà registrato e pubblicato a nome Heaven & Hell anziché Black Sabbath.

Grazie ovviamente ai "capricci" della signora Arden, meglio conosciuta come Sharon Osbourne. Contenta lei.

Recensione a cura di Alessandro Ariatti

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