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Victory" era uscito un paio di anni dopo "The Rivalry", reggendone il confronto, anche se mostrava il fianco a qualche critica in più ...
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Victory" è un bel disco, sulla falsariga del precedente "The Rivalry" ma anche con evidenti richiami ad albums che emergono dal lontano passato dei
Running Wild.
Infatti, ho percepito echi provenienti da "Port Royal" e da "Death Or Glory", sia nel songwriting che in certe impostazioni vocali. Tuttavia questo album denota alcune pecche, la più evidente è riscontrabile nel suono della batteria, chi o (o cosa... aggiungerebbero i più perfidi), si nasconde dietro lo pseudonimo di
Angelo Sasso?, al momento non ci è dato saperlo, e lo stesso
Rock'n'Rolf è stato vago accennando ad un vecchio amico batterista lontano dal giro "metal". Certo che il suono risulta troppo semplice, poco dinamico e spesso ripetitivo, troppa la differenza con quanto propostoci nel recente passato da
Jorg Michael. Altro passo indietro i
Running Wild lo hanno compiuto con l'artwork, innanzitutto la copertina, non brutta ma non all'altezza di quando proposto in precedenza da
Andreas Marschall, ma anche per la completa assenza nel booklet di foto dei membri della band, ma raffigurando solamente il leader
Rock'n'Rolf. Eppoi neanche una canzone che tratta di pirati e corsari, certo i testi come al solito sono interessanti, gli Zar ed il conflitto tra il bene ed il male, ma ormai la pirateria era un trademark per i
Running Wild!!
A questo punto qualcuno più cinico del sottoscritto potrebbe anche obbiettare che ormai i
Running Wild ripetono all'infinito lo stesso album. Non posso che rispondervi che con una citazione colta sul Web, di cui non ricordo la fonte: ".
.. non e' vero, infatti ad ogni album cambiano la copertina ed i titoli delle canzoni...". Fortunatamente "
Victory" è più di una semplice riproposta, (veniamo ora ai lati positivi del disco!) anzi presenta alcune soluzioni che in precedenza non si erano mai sentite: ad esempio "
The Guardian" dall'incedere non distante dagli AC/CD, ma sopratutto la prima cover che presentano su di un full lenght album ("Genocide", dei Thin Lizzy, fino ad adesso unica cover per i
Running Wild era stata incisa solo su singolo). Si tratta di "
Revolution" dei Beatles, ed è interessante vedere come i
Running Wild alle prese con una canzone così distante dalle loro classiche sonorità, riescano nell'impresa non semplice di dare un'impronta alla canzone senza perderne lo spirito originale.
Si era parlato di batteria, eccone un (cattivo) esempio già nelle prime battute di "
Fall of Dorkas", opener del disco, peraltro un buon mid-tempo accostabile al alcune vecchie produzioni dei
Running Wild, con in evidenza un grande
Rolf, cori coinvolgenti, riffs accattivanti, insomma i
Running Wild!. Segue "
When Time Runs Out" con il suo giro di chitarra veramente inusuale per i nostri, un brano orecchiabile e fluido, molto ben realizzato. "
Timeriders" alza il ritmo: attacco quasi thrash, song molto "frontale" a cui segue la già citata "
Revolution" e poi un breve intermezzo strumentale "
The Final Waltz" che introduce l'epica e riuscitissima "
Tsar" pezzo grazie al quale
Rolf si conferma grande songwriter".
The Hussar" coinvolgente up-tempo, la già citata "
The Guardian", la più anonima "
Return of the Gods" ed infine "
Silent Killer" spezzata da un interessante break parlato, ci accompagnano a "
Victory" ancora epica e coinvolgente ma più immediata, un brano trionfale (scusate il gioco di parole!) e degna conclusione per un album, che, nonostante quei punti deboli commentati in apertura di recensione, non sminuisce la fama dei
Running Wild.