Ora è più chiaro il motivo per cui la pubblicazione del secondo full-lenght degli Unida ha incontrato così tante opposizioni da parte della American (contratto in seguito rescisso). L’uscita di quel disco nello stesso periodo del progetto Hermano non avrebbe solo causato un contrasto di moniker latini a confondere gli acquirenti anglosassoni, come sostenuto dai discografici, ma un vero e proprio scontro di identità visto che il sound proposto dalle due formazioni è quanto di più vicino alla specularità che si possa immaginare! C’è una ragione per tutto questo. Entrambe le bands vantano come fiore all’occhiello la presenza di John Garcia (per quelli che vengono da Marte, il mitico cantante ex-Kyuss) che le caratterizza con il suo carisma inconfondibile. Ma mentre Unida è un parto della volontà del vocalist e sua principale creatura, gli Hermano sono in sostanza un supergruppo di figli del deserto al quale partecipano Dandy Brown (Orquesta del Desierto), Steve Earle (ex-Afghan Whigs), David Angstrom (Supafuzz) e Mike Callahan (Disengaged), personaggi che a molti saranno sconosciuti ma da tempo protagonisti della scena underground made in Usa. La stupenda voce di Garcia è un marchio che determina e guida il progetto su strade molto ben conosciute, non vi è traccia di esperimenti o nuove direzioni in questo “Only a suggestion”, ma la presenza degli altri musicisti non è solo figurativa e lo si nota subito nel pesante start “The bottle”, un killer-groove dal passo felpato, dove Angstrom e Callahan mostrano di avere le asce affilate e la coppia Brown-Earle di saper azionare quel motore cosmico che distingue i migliori dai mediocri. I brani sono tutti compresi, quasi inutile sottolinearlo, nel breve spazio che intercorre tra Kyuss ed Unida e così quando il ritmo si alza diventando incalzante turbine heavy rock (“Manager’s special”) grazie ad un drummer sfasciapelli, c’è subito una magica risposta cadenzata che ci catapulta ai tempi di “Gardenia” affascinati dal liquido stacco centrale (“Landetta”). Garcia, al solito strepitoso, mostra anche un lato insolitamente rabbioso e lo scarica durante “Alone jeffe” dando nerbo ad un ottimo rock dal sangue bollente. Poteva mancare in questa festa dello stoner’n’roll il fantasma di Josh Homme? Certo che no, esso si materializza infatti nei riffs-mantra di “Senor Moreno” e “5 to 5” completando l’arco di irresistibili stimolazioni desertiche originali che questo disco offre. Unica traccia ad uscire dal seminato è “Nick’s yea” che, pur non avendo Callahan tra gli autori, resta sospesa tra rivisitazione settantiana e ruvido rock urbano alla Disengaged. Abbiamo visto il bello, ora passiamo al brutto. In primo luogo questo progetto Hermano non ci propone nulla di nuovo. Canzoni di qualità elevatissima, direi esemplare, non c’è dubbio, ma niente che rappresenti una sorpresa, un’ambizione di cimentarsi con stili diversi rischiando anche di sbagliare, ed allora mi domando che senso ha mettere in piedi una formazione alternativa se poi si suona la stessa musica dei gruppi di partenza? In secondo luogo la brevità davvero esagerata dell’opera (28 min.). Io sono uno strenuo difensore della qualità e non della quantità, ma alla resa dei conti i soldi non crescono sui cactus e circa quaranta sacchi (19 euro) da me spesi (si, sono un collaboratore che paga di tasca sua…) per godermi meno di mezz’ora di pur eccellente musica mi sembrano comunque troppi. Non per nulla la Tee Pee ha accluso un secondo cd sampler con anticipazioni di Boulder, Lost Goat, Black Nasa ed altri, ma la faccenda non cambia. Visto che sono stato prolisso, concludiamo: se adorate i Kyuss, Garcia, il desert-rock e siete stufi di aspettare il nuovo Unida che non esce mai (forse a fine anno…), con “Only a suggestion” risolverete ogni problema. Altrimenti valutate con attenzione i pro ed i contro.