Copertina 10

Info

Past
Anno di uscita:1975
Durata:44 min.
Etichetta:EMI

Tracklist

  1. DEATH ON TWO LEGS
  2. LAZING ON A SUNDAY AFTERNOON
  3. I'M IN LOVE WITH MY CAR
  4. YOU'RE MY BEST FRIEND
  5. '39
  6. SWEET LADY
  7. SEASIDE RENDEZVOUS
  8. THE PROPHET'S SONG
  9. LOVE OF MY LIFE
  10. GOOD COMPANY
  11. BOHEMIAN RHAPSODY
  12. GOD SAVE THE QUEEN

Line up

  • Freddie Mercury: Vocals, keyboards
  • Brian May: guitars, vocals
  • Roger Taylor: drums, vocals
  • John Deacon: bass

Voto medio utenti

Imprescindibile.

Un disco che ha semplicemente riscritto la storia della Musica, aggiungendovi un capitolo elegante, pomposo, potente, maestoso come solo una regina sa fare. Quattro musicisti in assoluto stato di grazia, che, alla loro quinta prova in studio, riescono nella titanica impresa di dare un suono ai sogni, una voce ai colori, un'anima a sette note. Freddie Mercury, sorta di semi-dio incarnato in un essere umano, circondato dal genio di Brian May, Roger Taylor e John Deacon, stende sulla carta un capolavoro dietro l'altro, cambiando la storia del rock con un disco perfetto sotto ogni possibile punto di vista.
Ma andiamo con ordine.


L'apertura delle danze, affidata ad un pianoforte minaccioso, fa esplodere le prime note di "Death on two Legs", canzone cattiva dedicata ad un produttore senza scrupoli. Pomp rock d'altissimo livello, dove, senza perder tempo, saranno i cori a dare al pezzo quell'aura magniloquente e praticamente unica, che sarà il marchio di fabbrica dei Queen. La scusa per rifiatare ci viene fornita da "Lazing on a Sunday Afternoon", sorta di divertissement anni '30, un minuto e mezzo di genialità in punta di fioretto, ed un mini-solo orchestrato, "alla Brian May", che già da solo vale il prezzo del disco! Ma siamo appena all'inizio...
"I'm in love with my Car" è forse il brano dei Queen più bello uscito dalla penna di Roger Taylor, batterista eccentrico con la passione per le macchine. Un brano rock dal sapore Zeppeliniano, che i Queen "fasulli", quelli di oggi, per intenderci, hanno ripreso nelle loro esibizioni live. Potente e tirato, il giusto contraltare a "You're my best friend", brano scritto da John Deacon, delicato e melodico, una pop song 'a la Beatles, nonchè secondo singolo del disco, all'epoca in cui uscì.

La traccia n° 5 è, per chi vi scrive, uno dei pezzi più belli dei Queen. "'39" racconta, accompagnata da strumenti acustici, il viaggio di un gruppo di astronavi, la loro malinconia nel partire, e il loro sconforto nello scoprire, appena ritornati sulla Terra, che sono passati mille anni, laddove per loro ne è trascorso solo uno.... un brano semplicemente magnifico, struggente, impressionante nella quantità di sovraincisioni e di lavoro in studio. Ma, in questo disco, ogni canzone cambia completamente lo sfondo di scena, come succederebbe, appunto, in una notte a Teatro... E così, ecco il turno di "Seaside Rendez-vous", secondo momento retrò dell'album, con una canzoncina che parla di passeggiate in riva al mare, e di teneri amori tra giovani dandy londinesi.... Potrebbe tranquillamente averla scritta Oscar Wilde, se avesse composto musica negli anni '70! Da notare come tutta la "sezione fiati" che sentirete sia stata riprodotto in studio solo dalla chitarra di Brian May, e da un kazoo! Non ho parole....

Al settimo sigillo, arriva la seconda heavy song del lotto: "Sweet Lady" è una canzone potente e muscolosa, componente di certo mai assente nelle produzioni dei Queen. A mio avviso, forse il pezzo un filo più scontato del disco, ma stare in un disco come questo non è impresa facile per nessuna canzone!

Bene, vi ho raccontato, finora, di un disco semplicemente geniale, perfetto, senza una sbavatura. Sette tracce una più bella e sorprendente dell'altra.... Ma, amici miei, quelle sette perle sono NIENTE, se paragonate a ciò che sta per arrivare. Niente.

La traccia numero 8 risponde al nome di "The Prophet's Song", ed è una lunga suite musicale che racconta della follia di un uomo, che rischia di trascinare con sè tutta la sua gente. Non ho, nel mio vocabolario, termini adatti per illustrarvi la grandiosità di questa "canzone", che per il sottoscritto è, semplicemente, la canzone più bella mai esistita. Non di questo album, non dei Queen. In assoluto. Otto minuti e venti di puro genio, in un crescendo potente, malato, disturbato, eppure delicato, folle, visionario... un break centrale a cappella, costruito con l'ausilio del fedele delay a nastro, dove i quattro danno prova di essere degli esseri sovrumani, un finale semplicemente da brividi, con un Freddie in condizioni mostruose... Basterebbe questa canzone a cancellare dalla faccia della terra il 90% di tutto ciò che avete mai ascoltato.... e ricordate che era il 1975, e che non c'era Pro Tools, Cubase e altre diavolerie elettroniche per correggere in studio. Impossibile da pensare, da realizzare, da suonare, da cantare, ed il tutto con una musicalità, un senso della melodia, una grandiosità fuori dal comune.

Ne volete ancora? Eccovi serviti. "Love of my life", ossia LA canzone d'amore... Credo di aver versato più lacrime su questa song che su ognuna delle storie che mi hanno fatto soffrire, disperare, addolorare. Una goccia di pianto da un angelo del paradiso, una perla di Freddie che lo rende immortale, ieri, oggi, sempre.

La tensione si stempera un attimo con "Good Company", terzo allegretto in punta di Banjo, "di e con" Brian May, che si concede un'altra digressione negli anni che furono... Che genio....

Ok, ok. Aspettavate tutti questo momento, vero? Chiunque di voi conosca i Queen, sa di cosa sto parlando... "Bohemian Rhapsody". Punto. Potrei davvero fermarmi qui. Una canzone che si commenta da sola, un emblema, un inno, un'affermazione di superiorità da parte di quattro geni. La storia di un condannato a morte che, prima di andare al patibolo, scrive un'ultima, straziante lettera alla madre, pentendosi di quello che ha fatto, e raccontandole la disperazione della paura di morire, disperazione che lo porterà alla follia schizofrenica ("I see a little silouhetto of a man...."), alla rabbia violenta ("So you think you can stone me...."), alla rassegnazione finale, alla comprensione che ormai è troppo tardi, e niente più importa. IMMENSO.

Il capolavoro si conclude con "God Save the Queen", in cui i nostri eseguono l'inno nazionale in puro stile Queen. Il brano, da allora, ha sempre chiuso tutti i concerti della band, mentre Freddie indossava il mantello di ermellino e la corona....

Come fare, dunque, a tirare le somme per un disco che, a distanza di 20 anni dal suo primo ascolto, mi lascia ancora scoprire aspetti nuovi, perizie strumentali, accorgimenti fonici semplicemente d'avanguardia ancora nel 2009? Se, per un qualsiasi motivo, amate la musica (motivo per cui siete qui), dovete ascoltare "A Night at the Opera". E' un album che non ha generi, non sottiene a preferenze, non incontra questo o quel gusto musicale. E' un'opera immortale di una band immortale, guidata da un essere immortale come Freddie Mercury.



GOD SAVE THE QUEEN
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino
Non c'è niente da dire

Non ho niente da dire su questo album. Da ascoltare. Punto.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 ott 2010 alle 09:42

BOHEMIAN RHAPSODY è DATATA 1975.......NESSUNO è ANCORA RIUSCITO A CREARE QUALCOSA DI + BELLO.....INIMITABILI!!!!!!!!!!!!!!!

Inserito il 01 apr 2009 alle 01:29

10 non basta

Inserito il 30 mar 2009 alle 14:30

Mi sento tranquillamente di dire... MAI NESSUNA BAND SARA' COME LORO!!!!! Semplicemente... immensi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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