Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:49 min.
Etichetta:Livewire/Cargo
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. SKIN ON SKIN
  2. I FEEL NO PAIN
  3. THIS PLANET AND ME
  4. REIGN SUPREME
  5. KILLING ME
  6. TONIGHT
  7. PRAY FOR ME
  8. WHAT'S IN YOUR HEAD?
  9. NOTHING TO LOSE
  10. CALLING OUT
  11. VICTIM

Line up

  • Nick Tart: vocals
  • Brian Tatler: guitars
  • Andy Abberley: guitars
  • Eddie Mohan: bass
  • Karl Wilcox: drums

Voto medio utenti

La separazione tra Sean Harris e Brian Tatler, con quest’ultimo ad incarnare in pratica l’unico elemento di “continuità” tra il passato e il presente dei Diamond Head, era stata una cosa difficile da metabolizzare, eppure vuoi per la buona prova del nuovo singer Nick Tart, vuoi per una più che soddisfacente ispirazione complessiva, avevo valutato piuttosto positivamente “All will be revealed”, un buon disco di hard ‘n’ heavy, maggiormente vicino al classico rock duro che non alla NWOBHM, tradizionale ambito d’appartenenza della formazione inglese.
A distanza di un paio d’anni circa, ecco “What’s in your head?”, un lavoro ancora una volta assai influenzato dai fondamentali Led Zeppelin, ma con un gusto vagamente più “moderno”, se mi passate il termine, un Cd che inevitabilmente finirà per fare discutere (come, del resto, è spesso accaduto nella “travagliata” storia degli ‘Heads) e non solo per le scelte stilistiche.
Togliamoci il pensiero immediatamente e diciamo subito che “What’s in your head?” non è affatto un capolavoro, in svariate situazioni appare inconcludente, manieristico e poco brillante, risultando sicuramente un passo indietro, nel valore globale, rispetto al suo predecessore.
Volendo scendere nei dettagli, il Cd parte abbastanza male, con una scura “Skin on skin”, che sembra quasi accostarsi al grunge più devoto al verbo “settantiano”, ma con soverchi debiti di creatività, corregge il tiro con una gradevole “I feel no pain”, con la bella “This planet and me” e torna a non convincere del tutto con la “deboluccia” “Reign supreme”.
Non arrivano notizie entusiasmanti nemmeno da “Killing me”, discreta, eppure priva dello slancio “definitivo”, piace senza entusiasmare l’elettro-acustica “Tonight” e anche le decenti “Pray for me” e “What’s in your head?”, conquistano una sufficiente aliquota d’apprezzamento.
“Nothing to lose” rappresenta una piccola sorpresa, mescolando Police e Zeps (O.K., probabilmente ho esagerato, però in questo pezzo, a tratti, mi pare che affiori qualche riverbero del primo Sting nell’egemonia Planti-ana del timbro di un sempre bravo Tart), “Calling out” è forse il brano più persuasivo, con una struttura che alterna momenti riflessivi a traenti ed intriganti progressioni, mentre tocca alle piacevoli cadenze caliginose e nervose di “Victim”, chiudere un albo che purtroppo sono “costretto” a definire nel suo complesso come assolutamente mediocre … davvero troppo poco per un gruppo come i Diamond Head.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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