Una gradevolissima sorpresa proveniente nientemeno che dal più settentrionale degli Stati baltici, questo “Distorted horizon” degli Echosilence.
Gli estoni, a quanto sembra con un passato in campo death-thrash, si dedicano ben presto ad una volubile forma di prog-metal e, alimentati da tale ispirazione, realizzano un paio di lavori dimostrativi esclusivamente strumentali.
Con l’ingresso della bravissima cantante Kadri, il gruppo, continuando il suo percorso evolutivo nella medesima direzione musicale, assume una configurazione più “compiuta” ed è sufficiente ascoltare attentamente i quattro pezzi che compongono questo mini, per rendersi conto della statura artistica degli Echosilence, i quali sommano tecnica ed estro ad una sostanziosa capacità nel rendere “immediate” e facilmente fruibili le loro composizioni, scongiurando il rischio di un’eccessiva leziosità e “freddezza” abbastanza comuni nel genere di competenza.
In questo modo, anche le significative influenze jazz/fusion s’inseriscono in una struttura armonica e affabile, ammantata pure da un’intrigante velatura gothic e da tenui sfumature psichedeliche, che rendono il tutto piuttosto persuasivo, coinvolgente e “intelligente”, se mi passate il termine, anche senza allontanarsi oltremodo dalle caratteristiche fondamentali del settore.
Kadri, dotata di un’eccellente timbrica che sa essere al tempo stesso eterea (ma non troppo), intensa e adescante (c’è chi l’ha descritta come un incrocio tra Bjork e Kate Bush … una definizione un po’ “forte”, probabilmente, ma non così lontana dalla realtà, anche se a me in alcuni frangenti la sua voce ha ricordato vagamente la versatilità di Anneke van Giersbergen o quella di Kari Rueslåtten) si destreggia abilmente tra progressioni serrate e ambientazioni sofisticate, e se “Views on views” mostra il lato maggiormente “sperimentale” e conquista in modo completo solo dopo un paio d’ascolti, è la lunga title-track ad appassionare in modo perentorio e repentino: le chitarre, i ritmi incalzanti e le iridescenti melodie che si spingono fino al limite dell’alternative pop “colto”, designano questa traccia come la migliore dell’albo e le assegnano, se supportata da un’adeguata esposizione, ragguardevoli potenzialità d’affermazione anche in senso “commerciale”.
Ottime sensazioni, poi, si traggono pure dalle successive “Information intoxication”, che segue un po’ le coordinate del brano che la precede, e “Human animal”, che evidenzia il temperamento più tipicamente “metallico” della band, con risultati ugualmente apprezzabili.
Discretamente personali, preparati al punto di non avere bisogno di osteggiare la loro destrezza e assai lucidi nelle contaminazioni e nelle scelte melodiche, gli Echosilence si segnalano, dunque, come un’altra interessante formazione europea “sotterranea” da tenere sotto stretta e rigorosa osservazione.
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