Copertina 7

Info

Anno di uscita:2007
Durata:41 min.
Etichetta:Casket Music
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. MASK
  2. LOADED TO LATE
  3. DYING AT YOUR DOOR
  4. HUSH – A – BYE
  5. VICTIM # 13
  6. WEAPONS FOR SELF-EXPRESSION
  7. REVOLUTION
  8. KNOWLEDGE
  9. SUPERSTITIOUS WOMAN
  10. WORLD ON FIRE

Line up

  • Pete Easthope: vocals, guitar
  • Phil Easthope: bass, vocals
  • Simon Cooper: drums

Voto medio utenti

Anche senza saperlo, è quasi impossibile, dopo aver ascoltato il loro debutto intitolato “World on fire”, non attribuire agli Angel House una provenienza britannica o perlomeno una grandissima passione per i suoni hard rock tipici della scuola della “vecchia” Albione.
Arrivano da Birmingham, infatti, i fratelli Easthope (Pete e Phil) e il loro pard Simon Cooper, e affidano a quest’esordio sulla lunga distanza tutto “l’insegnamento” appreso dai magistrali U.F.O., aggiungendo pure qualche precetto mutuato dal versante maggiormente melodico della NWOBHM (penso a bands quali Tobruk e Heavy Pettin’, ad esempio), realizzando un dischetto inglese fino al midollo e che anche a livello produttivo sembra guardare più al “calore” degli eighties che non all’esplosività del terzo millennio.
“World on fire” è, dunque, un lavoro che senza essere un “classico” sa molto di classico, di “vintage”, volendo usare un termine assai in voga, e se ho addirittura “scomodato” un mio mito personale come gli Oggetti Volanti non Identificati più famosi del rock, per spiegare la musica contenuta in questi “solchi”, è perché, pur senza riuscire ad eguagliarle in intensità e abbondanza, gli Angel House sono stati capaci di stimolarmi una tipologia di sensazioni affine a quella che i favolosi Mogg, Way e Schenker sapevano distribuire copiosamente ai tempi “belli”.
Ascoltare il riff e l’andamento avvincente di “Mask” e “Revolution”, i bagliori rock ‘n’ roll di “Loaded to late”, le melodie intriganti di “Dying at your door” e della title-track, le sentite ballate “Hush – a – bye” e “Weapons for self-expression”, il “tiro” di “Victim # 13”, la drammatica “Knowledge” e l’hard-blues viscerale di “Superstitious woman”, con l’interpretazione vocale granulosa e la chitarra appassionata di Pete Easthope nelle vesti di costanti e assolute protagoniste, è come fare un piccolo viaggio nel “passato” e accorgersi di come certe cose non possano smettere di emozionare, quando il pathos è così tangibile, anche alla presenza di soluzioni musicali “apparentemente” semplici e altresì piuttosto familiari.
Non sono dei fenomeni, questo no, anche se magari la stampa britannica, da sempre “specializzata” in queste cose, potrebbe cercare di farci credere il contrario, ma bisogna perlomeno riconoscere agli Angel House il buon gusto di sapersi scegliere i “maestri” giusti e aver iniziato in modo piuttosto convincente un lungo e duro percorso “d’avvicinamento” alla loro grandezza.
Se poi volessero pure migliorare un po’ l’artwork dei loro dischi …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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