Meno folk, più cupo, più power, più coraggioso, più variegato. Questo "The Scythe", nuovo capitolo dei nostrani
Elvenking e del "nostro" Damnagoras, si afferma come l'album forse più maturo della loro lunga e già ottima carriera. In molti temevano una svolta drastica del sound, in realtà questo "The Scythe" prende il sound classico della band, certo ispirata dagli Skyclad di Martin Walkyer ma sempre con una forte personalità, e lo amplia introducendo variazioni stilistiche e strizzate d'occhio a generi esterni alle propre radici ortodosse. Sentire il buon Damnagoras alternare un simil-growl a refrain catchy della miglior tradizione power parrebbe un accostamento bislacco, ma il risultato è ottimo. Non mancano gli elementi folk, stiamo tranquilli i vecchi fans, ed il violino di Elyghane è ancora ben presente, basti sentire "Infection" per intenderci, ma le sonorità e le scelte stilistiche variano, a tratti incupendosi in un'atmosfera plumbea, a volte aprendosi a melodie vicenti e ariose. Un alternanza squisita, a far da colonna sonora a lirismi incentrati sulla morte.
A coronare un album già di suo pressochè perfetto, troviamo la masterizzazione di Mika Jussila ai rinomati Finnvox Studios (Stratovarius su tutti), e la copertina semplicemente stupenda.
Difficile trovare un difetto a questo "The Scythe", un album che probabilmente farà fare un ulteriore salto di qualità agli Elvenking, e su cui pare puntare parecchio la stessa AFM Records.
Inutile anche fare paragoni con il passato, forse "Heathenreel" resta il mio preferito della loro carriera, ma giustamente gli Elvenking hanno deciso di evolversi, e lo stanno facendo senza stravolgere nulla e riuscendo ad abbinare la genialità ad un sound accattivante che potrà ampliare il proprio spettro di pubblico. Semplicemente stupendo, destinato a girare in loop per parecchio nel mio lettore. Da avere assolutamente.