Anche "
Afterlife" era già stato preso in esame, stavolta da Francesco 'HWQ' Bucci (dai... torna a noi !! ), con una stupenda disamina tanto dell'album quando della formazione svedese. Ma ai tempi ne scrissi (non altrettanto esaustivamente) anche io....
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Afterlife" è un album che stavo aspettavo di ascoltare da parecchio tempo, addirittura dall'Ottobre dello scorso anno, quando intervistando
Nils Eriksson, bassista e leader dei
Nocturnal Rites, avevo ricevuto una notizia che mi aveva preso in contropiede. Si trattava dell'avvicendamento dell'allora cantante Anders Zackrisson (presente su tutti e tre i precedenti albums del gruppo), con il nuovo
Jonny Lindkvist, che è, infatti, presente su "
Afterlife".
Penso che si possa, anzi si debba, iniziare proprio confrontando i due vocalist,
Lindkvist è dotato di una voce dalla notevole estensione, potente ed anche varia, anche se meno personale di quella del suo predecessore. Anche sul piano musicale ci sono delle novità, i brani hanno perso la loro componente melodica (diciamo helloweniana) e si muovono in territori speed, quasi thrash, in alcune parti accostabili ai compagni di scuderia Angel Dust, con un pizzico di Metal Church e Nevermore. I Nocturnal Rites, in un momento in cui in molti si buttano sul carrozzone del Power Melodico, fanno la scelta opposta, facendolo anche bene. Difficile riconoscere in brani come "
Afterlife", "
Wake up Dead" o "
Genetic Distortion Sequence" lo stesso gruppo che aveva realizzato poco più di un anno fa "The Sacred Talisman".
Non mi sembra esagerato affermare che il cambio di vocalist e d'indirizzo musicale ci abbiano consegnato una "nuova" band, più cattiva e "moderna" rispetto al passato. Su "
The Sinners Cross" affiorano delle vocals alla R.J. Dio, cui fanno da contraltare delle chitarre saettanti dai ritmi thrashy e gli effetti su cui termina il brano. I brani seguenti si muovono su coordinate simili, stupendo il modo in cui
Lindkvist attacca l'epica (sempre secondo i nuovi canoni del gruppo) "
The Sign". Di facile assimilazione "
Sacrifice", un pezzo dai bei cori immediati e lineari, forse un po' troppo canonico ma, (sarà proprio per questo?) a me è piaciuto parecchio. Chiude "
Hellenium" un pezzo dalle atmosfere orientaleggianti, ed incedere ritmato che sembra arrivare direttamente dagli anni 80 e che presenta dei siparietti in cui si possono mettere in luce i chitarristi ed il tastierista.
Ancora una cosa: ehm... scusate e l'immancabile ballad dov'è? Ah... manca proprio!
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