Questi quattro maturi rockers svedesi sono certamente cresciuti a pane e Motorhead e non fanno proprio nulla per nasconderlo. Il loro nuovo full-lenght è quanto di più simile ad una rielaborazione di “Ace of spades” condito in salsa punkeggiante. Un disco che spara le propie cartucce in meno di mezz’ora, quattordici brani che non superano i due minuti e mezzo, schegge di metallo incandescente con una frenesia che odora di corse a folle velocità, motori rombanti, isteria alcolica, tra riffs schizzati presi in prestito da Lemmy e soci e furiose ribellioni punkrock.
Una clone-band? Potrebbe essere, anche se non credo che ai Puffball interessino le dotte disquisizioni di carattere stilistico ed abbiano nelle loro menti monotematiche soltanto la voglia di suonare il più potente e veloce possibile, da buon gruppo cosidetto “ignorante”. Il genuino assalto all’arma bianca di “Leave them all behind”, così sanguigno e tellurico, li pone comunque al riparo dall’indifferenza verso le proposte poco innovative.
Quindi obbligatorio il volume a livelli insostenibili per godersi al massimo speed-tracks come “Taillights disappear”,”Godspeed”,”Busy doing nothing”,”This is truly war” (simile ad una vecchia song dei pestoni Warfare) ed abbozzi di groove semplice e minimale in “Outlaw”,”Apocalypse whenever”,”Bad man”, canzoni che non esibiscono molte sottigliezze con le quali distinguerle tra loro, ma sono in compenso ottime e ruggenti mazzate metal’n’roll da torcicollo, delle quali se ne sente sempre il bisogno. Sono in chiaro aumento le formazioni che rifuggono look trendisti ed estetismi sonori, rimpiazzati con l’inesauribile triplice regola: “volume, energia, sudore” sempre all’altezza di regalarci momenti di buone vibrazioni come nel caso dei Puffball.
Chi sta dalla parte del rock grezzo e verace (e ama i primi Motorhead..) non si faccia mancare questo cd.
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