We - Dinosauric Futurobic

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2002
Durata:55 min.
Etichetta:Black Balloon
Distribuzione:Brainstorm/Vinyl Magic 3

Tracklist

  1. GALACTIC RACETRACK
  2. CAREFREE
  3. DINOSAURIC FUTUROBIC
  4. ORGANIC ROOM
  5. COSMIC BOUND
  6. TOOTHGOTTAGO
  7. JINXED
  8. ANTIDOTE
  9. (STILL GOT THE) HATS OFF
  10. FROM THE SPACEWAYS
  11. 1971

Line up

  • Thomas Felberg: vocals
  • Don A Dons: guitars
  • Goshie: bass
  • Krisvaag: drums

Voto medio utenti

Un’altro di quei gruppi dei quali non mi ero certo dimenticato, ma che temevo svaniti nell’oblio dell’indifferenza generale.
Custodivo con cura il loro “Livin’the lore” risalente addirittura al 1998 per poterlo prima o poi confrontare con il nuovo materiale.
Finalmente il momento è giunto, grazie alla piccola Black Balloon Rec. ed alla Vinyl Magic che ne cura la distribuzione in Italia, altrimenti risulterebbe materiale irreperibile. E sarebbe un peccato enorme. Perché i We sono maturati a forza di tours e festivals, hanno potenziato il loro sound, hanno irrobustito i muscoli ed ampliato il loro spettro di soluzioni.
In poche parole sono ulteriormente migliorati.
Incantevole e lisergica psichedelia, pennelate di melodia settantiana sulla scia dei Masters of Reality, robusta energia heavy ed incredibile varietà di ritmi, i We si sono costruiti una inconfondibile personalità allontanandosi completamente dai filoni intasati di clone-bands.
Diventa quindi arduo accostarli ad altre formazioni, personalmente gli unici che mi sembrano proponibili sono gli On Trial, per una simile attitudine nell’abbeverarsi alle lontane fonti dello psych-rock e riproporlo in chiave attuale. Questo è un disco dalle sorprendenti varietà di tono e colori, tutte marchiate dall’indiscutibile talento dei Norvegesi.
Fin dall’opener “Galactic racetrack” si coglie la principale direttiva del gruppo, unire ritmiche spesse e sature con vibrazioni psichedeliche non limitate al “cosmico”, vedi l’intrigante break tribale che interrompe a metà la canzone, ed ancora una spolverata di orecchiabilità vintage con echi dei primissimi Blue Oyster Cult o dell’hard rock early seventies, esempio l’irresistibile refrain della title-track o l’incedere sincopato di “Antidote”, quasi un esperimento di psych-stoner da classifica.
I We adesso hanno anche imparato a colpire duro e conciso, facendo sparire in alcuni episodi quell’indolenza “fumata” del passato, contenendo le divagazioni ed evitando il gioco dei riffs ripetuti all’infinito. “Carefree” è un artiglio heavy d’assalto, situazione ribadita ed incrementata in “Toothgottago”, altro morso nelle carni ma di fine classe che nulla spartisce con i beceri rumoristi. Una lezione per chi crede che fare musica pesante significa trasformarsi in uomini delle caverne.
Ritroviamo l’essenza del gruppo, il magico tocco spaziale, la morbida atmosfera della trance ipnotica, nella fase centrale dell’album. “Organic room” è un volo orientaleggiante dove la chitarra di Dons assume le sembianze di un sitar sul quale veleggia la voce di Falberg, quantomai ispirato ad evocare orizzonti infiniti. La seguente “Cosmic bound”, un top del disco, si snoda pigramente in un velluto lisergico quasi Pinkfloydiano acquistando mordente nel finale, combinazione di chitarre distorte ed un ritornello di quelli che non si scordano facilmente.
A coronare una prova di assoluta eccellenza, il quartetto si produce nell’apoteosi finale di “1971”, interminabile mantra che omaggia i grandi padri del rock acido, nel quale si contrappongono la narcolettica rilassatezza elettrica e le deflagrazioni chitarristiche da “space-jam” con l’apice nell’urlo liberatorio di Jason: “We sold our souls to rock’n’roll”, inchino definitivo al creatore di ogni musica moderna. Un brano da brividi garantiti.
Pur appartenendo temporalmente ancora al 2002, considero “Dinosauric futurobic” l’annuncio di un’annata che si prospetta di altissimo livello per l’heavy alternativo, visto che inizia con lavori stupendi come quello dei We e dei Solace. Un cd da non farsi mancare assolutamente.

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