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Info

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Genere:Death Metal
Anno di uscita:1998
Durata:60 min.
Etichetta:Olympic

Tracklist

  1. OBSCURA
  2. EARTHLY LOVE
  3. THE CARNAL STATE
  4. NOSTALGIA
  5. THE ART OF SOMBRE ECSTASY
  6. CLOUDED
  7. SUBTLE BODY
  8. RAPTUROUS GRIEF
  9. LA VIE EST PRELUDE ...
  10. ILLUMINATUS
  11. FACELESS ONES
  12. SWEET SILENCE

Line up

  • Luc Lemay : guitars, vocals
  • Steeve Hurdle : guitars, vocals
  • Steve Cloutier : bass
  • Patrick Robert : drums

Voto medio utenti

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Negli anni ho sempre rilevato, non con un certo disappunto, come il nome dei Gorguts non venga citato a sufficienza quando si parla di death metal e che di conseguenza la band non riceva il debito rispetto o tributo che invece meriterebbe: quando si parla di death metal e della sua evoluzione nel corso degli anni 90 si fa spesso e volentieri riferimento (con merito e correttezza) ai Death di Chuck Schuldiner, ma quasi mai ai Gorguts. Eppure non si puó certo dire che i canadesi non abbiano avuto un impatto importante nella trasformazione del genere, partendo dalla sua forma tipica degli anni 90 e traghettandolo nel 21esimo secolo spingendone i limiti come (se non di piú) gli stessi Death fecero con dischi come "Human" o "Individual Thought Patterns". Ma facciamo un passo indietro.
La band nasce in Quebec nel 1989 sotto la spinta del chitarrista Luc Lemay e fin dal primo demo "..And Then Comes Lividity" si cimenta in un death metal tipico dell'epoca, anche se con una venatura piú oscura che personalmente me li ha sempre fatti prediligere.
Il death metal sta vivendo la propria primavera e per i Gorguts non é difficile strappare un accordo con la potente Roadrunner Records, per la quale nel 1991 viene dato alle stampe il debutto "Considered Dead". Ma giá dopo l'uscita del disco la band sente la necessitá di spingersi oltre e proporre della musica piú complessa e tecnica, di mettersi alla prova come musicisti ed artisti con l'intento di proporre qualcosa di piú originale ed unico: il risultato di questi sforzi si traduce in "The Erosion Of Sanity" che esce nel 1993 e che mostra un approccio nuovo ed inedito alla materia del death metal, dove la perizia tecnica si sposa con un songwriting piú cerebrale, meno diretto e piú cervellotico. Purtroppo, poco prima di imbarcarsi nel loro primo tour europeo la band deve fare i conti con gli abbandoni del batterista Stephane Provencher e del chitarrista Sylvain Marcoux: i musicisti scarseggiano nella zona dove i Gorguts hanno base ma fortunatamente il chitarrista Steeve Hurdle ed il batterista Steve MacDonald si fanno avanti con l'intenzione di unirsi ai Gorguts durante la tournee continentale. Vedremo poi quanto le cose cambieranno e di quanto queste due figure saranno importanti per la stesura di "Obscura".
Purtroppo per Lemay, i problemi non finiscono qui: al rientro della tournee infatti giunge la chiamata della Roadrunner Records che notifica alla band di non voler rinnovare il loro contratto, lasciando quindi il gruppo senza casa discografica.
In un primo momento la cosa non crea particolare ansia ai Gorguts, che infatti iniziano a concentrarsi sulla scrittura del loro terzo album in studio; ancor prima di cominciare il processo compositivo Luc Lemay ha bene in mente la direzione musicale che vuole fare intraprendere alla propria creatura: l'obiettivo é perfettamente in linea con la filosofia del precedente "The Erosion Of Sanity" e ha come fine ultimo quello di scardinare ogni regola fino ad allora associata al death metal, sia da un punto di vista musicale che lirico, per proporre un disco unico e proiettato nel futuro, diverso da qualsiasi altra cosa. E cosí nel 1993 i Gorguts iniziano a comporre le versioni demo dei nuovi brani, forti anche dell'ingresso in pianta stabile in formazione di Hurdle e MacDonald: di fatto "Obscura" nasce come un disco scritto a otto mani, dove ogni musicista contribuisce a definire la visione musicale dietro al disco ed in cui le canzoni nascono come un processo collaborativo di idee, riff e testi. I Gorguts si pongono come regola generale quella di evitare ad ogni costo i riff dritti e veloci in stile Slayer che ormai erano diventati un vero e proprio cliché del genere (che peraltro aveva raggiunto una certa saturazione in quegli anni, con conseguente disinteresse da parte delle case discografiche) e puntano tutto su blast beat e rallentamenti, con riff contorti ed a tratti dissonanti. Il processo compositivo all'inizio si rivela lungo e faticoso, con la prima canzone "Rapturous Grief" che viene completata nel giro di un paio di mesi, ma poi la band ingrana e riesce a creare una certa alchimia, per cui i successivi 4 brani vengono completati ciascuno nell'arco di un paio di giorni. Seppure la scrittura di "Obscura" sia un processo collettivo che comprende tutta la band, é innegabile come sia il sodalizio artistico che si viene a creare tra Luc Lemay e Steeve Hurdle ad avere un ruolo trainante: i due infatti, oltre a darsi il cambio dietro al microfono, si occupano anche della stesura di buona parte dei testi e proprio in questo aspetto la figura di Hurdle diviene cruciale. Infatti durante il periodo di songwriting Hurdle si era appassionato agli scritti di Osho Rajneesh, un noto filosofo e mistico indiano, le cui opere finiranno per essere il trait d'union di tutti i pezzi di "Obscura", con brani come "Subtle Body" e "The Art of Sombre Ecstasy" che citano espressamente le sue opere. Anche la copertina vuole essere un manifesto, e si discosta dalle tematiche classiche della prima ondata del death metal e propone invece un santone indiano nella posizione del fiore di loto. Lo stesso Lemay racconta di come avesse incontrato un anziano signore indiano in metropolitana e gli avesse chiesto di posare per la copertina del disco: purtroppo il signore non parlava né inglese né francese pertanto per fargli la proposta Lemay si fa scrivere una lettera da un amico cameriere di un ristorante indiano e gliela fa recapitare. Inizialmente l'anziano accetta la proposta ma al momento di fare lo shooting fotografico cambia idea, obbligando la band a rivolgersi ad un'agenzia per trovare il soggetto che compare nella versione finale dell'artwork.
A questo punto la band é convinta della bontá del materiale che ha in mano e confida di trovare in breve tempo un'etichetta con cui fare uscire il disco ma purtroppo le cose non vanno esattamente cosí: da un lato la parabola discendente in termini di interesse che sta attraversando il death metal, dall'altro l'originalitá ed anche l'osticitá di questa nuova proposta fanno sí che nessuno si faccia avanti per produrre il disco. Questa situazione si trascina fino al 1996, con la band che ha scritto per intero il disco ma ancora non trova un'etichetta con cui farlo uscire, anno in cui anche il batterista Steve MacDonald lascia il gruppo sostituito da Patrick Robert. Finalmente nel 1998 la band entra in studio per dare il via alle registrazioni del disco che vedrá la luce quello stesso anno per la label Olympic.
Ma arriviamo finalmente a parlare di "Obscura" da un punto di vista genuinamente musicale: negli anni precedenti il death metal aveva subìto una marcata svolta tecnica grazie al lavoro di band quali Death, Atheist, Cynic, Cryptopsy, Suffocation e via discorrendo ma nessuna di queste formazioni ha mai operato una vera e propria rivoluzione come quella dei Gorguts con il loro terzo album: il disco vive di un rifferama contorto, scevro da ogni forma canzone, ricco di dissonanze frutto della ricerca maniacale da parte di Hurdle e Lemay di un nuovo sound e di un modo del tutto inedito di intendere la chitarra nel death metal. L'uso dei pinch harmonics é un altro tratto distintivo di "Obscura" e del chitarrismo di Hurdle, sempre teso alla ricerca di nuove forme espressive non convenzionali, che rendono questo lavoro certamente ostico e di difficile assimilazione ma al contempo cosí avanguardistico e proiettato al futuro. Ed un disco del genere non sarebbe nemmeno stato minimamente concepibile se alla base non ci fosse stata la coesione ed il coinvolgimento di tutti i membri del gruppo che hanno lavorato per anni alla sua scrittura condividendo la stessa visione musicale e quasi filosofica che ne é alla base, e nonostante tutte le avversitá. In tal senso suona quasi profetica la citazione dello stesso Osho che compare nel libretto della ristampa di "Obscura" ad opera della Century Media:
Osho ha scritto precedentemente:

“The journey is long and the path is pathless and one has to be alone. There is no map and no one to guide. But there is no alternative. One cannot escape it, one cannot evade it. One has to go on the journey. The goal seems impossible but the urge to go on is intrinsic. The need is deep in the soul.”
Quasi a sottolineare il percorso travagliato che ha portato alla nascita ed all'uscita di questa opera cosí unica ed affascinante, che dopo quasi 40 anni riesce ancora a suonare dannatamente attuale. E, giusto per rispondere all'interrogativo posto ad inizio di recensione, forse proprio questa é la chiave di lettura del perché i Gorguts non siano considerati (ancora) tra i grandi del death metal: se tutto fosse filato liscio senza intoppi il disco sarebbe uscito giá nel 1993/94, quindi sostanzialmente in contemporanea ai vari "Focus", "Spheres", "Elements", "Individual Thought Patterns" e forse la parabola dei Gorguts sarebbe stata diversa. Non lo sapremo mai, la veritá probabilmente é che semplicemente la storia dei Gorguts é identica a quella di tante altre band che hanno raccolto meno di quanto meritassero, un po' per sfortuna, un po' per scelte sbagliate e un po', perché no, anche a causa di una visione talmente innovativa per la quale il pubblico dell'epoca non era ancora pronto. Ma questa é la prerogativa dei visionari e dei geni, due categorie alle quali mi sento di ascrivere Luc Lemay ed i suoi Gorguts.


Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata
il capolavoro

E' il loro capolavoro ma preferisco di gran lunga i primi due.Acquisto obbligato per tutti i fan del death tecnico e cervellotico.Sembrano dei death che si fondono con i suffocation.Eccezzionali.Migliori di tante cagate che ci sono in giro.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 nov 2011 alle 16:47

STRAORDINARIO. nel senso etimologico: "che esce dal normale".

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