Il quintetto torinese dei Rosa Antica giunge al debutto sulla lunga distanza e onestamente, come prima release, avrebbero fatto meglio a volare un po’ più basso con la fantasia e, soprattutto, con le parole.
Leggere nella bio riferimenti a Hypocrisy, Pantera, System Of A Down, Fear Factory e Mastodon è allettante, ma non tiene conto del fatto che poi si viene alla prova dei fatti, cioè all’ascolto di questo “Seven”.
Partiamo dalla produzione, sicuramente con suoni non all’altezza della potenza e del groove che la band vorrebbe sprigionare. Venendo poi al songwriting e ai pezzi, il sound è sicuramente variegato e frutto di molteplici influenze, ma onestamente la commistione potenza/melodia, clean/growl vocals, ha vissuto giorni migliori.
Le growl vocals non sono sicuramente all’altezza, molto meglio le clean (che spesso sembrano essere prese in prestito dalla scuola Eddie Vedder/Scott Stapp), la melodia serve solo a mitigare l’impatto e non incide quanto a bellezza delle composizioni, risultando quindi controproducente.
Il sound non raggiunge mai picchi di intensità e violenza sonora che sarebbe lecito aspettarsi.
Se si eccettuano un paio di pezzi come “Inner Fears” e la successiva “Recommended Suicide”, i pezzi si muovono in una dimensione che lascia il tempo che trova, incapaci di prendere una strada ben precisa e di percorrerla fino in fondo.
Ci si trova a desiderare pezzi più violenti e spaccaossa, oppure melodie più emo, e quasi mai si viene accontentati dai Rosa Antica.
In definitiva un debutto che lascia il tempo che trova, sicuramente non brutto, sicuramente anche carino per qualcuno, ma resta l’amaro in bocca per le idee spesso pretenziose e, altrettanto spesso, non sviluppate a dovere.
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