Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:54 min.
Etichetta:MIB Music

Tracklist

  1. THE BATTLE
  2. DEVIL'S EYES
  3. NO CLUE
  4. WHAT'S MY NAME
  5. USER
  6. AMNESIA
  7. YOU'RE ON YOUR OWN
  8. DESTINATION KNOWN
  9. MAN IN A GLASS
  10. BACKSTREETS

Line up

  • Bryce Van Patten: vocals, guitar, keys
  • Vido Sinn: guitars
  • Alvin: bass
  • Preston Hatch: drums

Voto medio utenti

Ascoltando il debut album dei Jesters Moon non ho potuto evitare di pensare a come negli States sembri mancare il ricambio generazionale in campo Heavy Metal... quello vero!! In Europa capita sempre più spesso di trovarsi di fronte a gruppi formati da giovanissimi, mentre dall'altra parte dell'oceano la difesa della fede è rimasta nelle mani dei "soliti e vecchi" fans e musicisti. Ecco così che il debutto dei Jesters Moon viene presentato con la seguente frase: "Not nu-metal, not rap-metal, not alt-metal! Just Heavy Metal!". Ed a ragione perchè qui sono evidenti le radici del gruppo che affondano nei Judas Priest, Black Sabbath e Ozzy, Saxon, gli immancabili Iron Maiden, un passato i Jesters Moon rievocano con rispetto e personalità, realizzando una manciata di brani interessanti e molto più vari e meno banali di quello che ci si sarebbe potuti aspettare dopo la scontatissima intro "The Battle", apertura orchestrale dagli ormai consueti suoni di battaglia. Quello che conta sono invece brani come "What's My Name" ottimamente cantata e dall'incedere priestiano o "Devil's Eyes" a metà tra i Metallica (per le ritmiche) ed i Black Sabbath (per l'approccio vocale), ma sopratutto "Amnesia" e "Man In A Glass", a mio parere i migliori episodi del disco. Il primo è un pezzo di circa 10 minuti, che si lasciano ascoltare con piacere, un inizio atmosferico ed il drummer Preston Hatch che si presta a passaggi quasi jazzati sono il preludio ad un brano strutturato e con inaspettate aperture prog che mostra appieno il potenziale di un gruppo, che non ha remore all'utilizzo dei synths ed anche di un pianoforte nella parte conclusiva. "Man In A Glass" si apre con una chitarra spagnolegiante per poi svilupparsi in una classica cavalcata metallica, bella l'accellerazione ed il finale maideniano. Spesso la voce di Bryce Van Patten ricorda davvero molto quella di Ozzy ed un po' meno Lips degli Anvil, ed è uno dei punti di forza dell'album. L'unico vero difetto di "Jesters Moon" è rappresentato dal sound e dalla produzione che penalizzano praticamente l'intero gruppo, con il solo chitarrismo di Vido Sinn che riesce ad venirne fuori. Ho la sensazione che i Jesters Moon risulteranno troppo poco attuali e che alla fine ne pagheranno le conseguenze. Perciò a costo di essere un po' largo di manica (ma solo mezzo punto, mica di più!), non posso che affibbiargli un sette tondo tondo!
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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