I Walls of Jericho con questo "The Bound feed the Gagged" si catapultano e si piazziano tra i primi posti dell'olimpo dell'hardcore, con un debut album breve e diretto (22 minuti appena sono perfetta linea con l'immediatezza del genere, ma è anche meno di quanto mi aspettassi) che fa conoscere al grande pubblico la band di Detroit in tutta la sua aggressività, impersonificata dall'ammirevole front-woman Candace Kucsulain.
Sebbene la sottoscritta non sia un'amante del genere è innegabile la potenza vocale di Candace, un timbro che sa di cattiveria e aggressività allo stato puro, pur non avendo raggiunto per il momento il pieno controllo della tecnica, cosa che, come i più avranno avuto modo di notare, progredirà poi nei lavori successivi (ma su di lei ormai è già stato detto tutto da tutti).
A coadiuvare cotanta rabbia ci sono anche le lyrics, tetre e pessimistiche, cariche di odio, misantropia e sfiducia e ogni membro della band fa al meglio la sua parte, le chitarre suonano corpose e gravi e rincorrono una batteria che sa di Hatebreed, efficace e decisa.
La breve durata dell'album dovrebbe avere, per compensare una certa varietà di passaggi, ma non ve ne sono di notevoli, se non, tanto per citarne uno, alla fine di "Home is where the heart is", con la parte metal-core che rallenta e suggerisce un moshpit violento, allo stesso modo in cui avviene nella parte centrale della violentissima "Misanthropy", in cui compaiono per la prima volta i controcanti melodicissimi di Candace, a dimostrazione che la ragazza non sa solo urlare come un'ossessa.
La cosa è peraltro confermata dalla dolce e malinconica "Angel", solo voce e chitarra arpeggiata, anche se non si parla in questo caso di doti eccelse. Ma andando ad esaminare il gruppo per quello che è le qualità necessarie per mettere in atto un massacro sotto il palco sono evidentemente intuibili sin da subito e ad oggi ne è stata data prova in ogni occasione, durante i fortunatissimi tour al fianco di Unearth, Sick Of It All, Mastodon, Fear Factory, Bleeding Through, Throwdown, Most Precious Blood, Bury Your Dead and It Dies Today e grazie a quest'instancabile palestra on stage lo spettacolo dal vivo è assicurato, ma, se si deve valutare l'ascolto in sè, nessuna delle tracce in questione appare degna di nota, e la sensazione che lasciano è destinata a svanire ancor prima che, premuto "eject", il vostro stereo abbia espulso il cd dal lettore.
Non si discute la bravura e il carisma dell'intera band, che dimostra da sempre un affiatamento straordinario ma alle volte un pizzico di originalità non guasta.
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