Iniziamo questa disamina con dei necessari complimenti.
Apprezzamenti inevitabili per chi, come la SG Promotion, patrocinatrice dell’opera in questione, si sbatte per “[…] dare voce a quella musica che, nonostante sia originale e di qualità, rimane fuori dal business musicale” (vedi il sito della suddetta agenzia) e riesce a realizzare una compilation imponente come questa (per di più esiste anche un analogo Vol. 2 ), di onorevole livello generale, sia per la resa sonora (anche se è rilevabile qualche fatale disequilibrio), sia per la veste grafica, sia per le scelte squisitamente artistiche.
Dopo il dovuto plauso, arriviamo ad un piccolo approfondimento che prevede anche qualche nota dolente (ebbene, ci sono pure quelle né!), dal momento che, tornando al già citato intento della SG, sebbene sia ovviamente difficile esprimere un giudizio compiuto ascoltando esclusivamente un singolo brano di queste ventitré formazioni nostrane, l’impressione che si ricava è quella che ci sia sì un’apprezzabile qualità musicale, ma che invece latiti l’originalità, confermando, purtroppo, una teoria ampiamente diffusa tra i musicofili: la personalità è un bene davvero raro e l’underground sembra avere grosse difficoltà nel rifornire d’indispensabili nuovi impulsi creativi un mercato sempre più intasato e asfittico, nonostante, ed è questo uno dei maggiori paradossi, il suo standard qualitativo sufficientemente consistente.
Le bands qui incluse sono, dunque, nell’insieme, abbastanza competenti e nella loro eterogeneità stilistica (in questo caso c’è una preponderanza del versante death del ricco panorama metallico) offrono una musica che, pur soggetta agli imprescindibili gusti individuali, si può complessivamente definire ben fatta e discretamente congeniata, nello stesso modo in cui, però, appare sostanzialmente fondata su schemi piuttosto sfruttati e familiari.
In questa situazione collettiva, per quanto riguarda il settore “estremo”, ho apprezzato principalmente il lavoro di Resurrecturis, Memories of a Lost Soul, Duality, Violent Sutura (interessante il loro furente metal-core!) ed Emperial Abyss (un black sinfonico dalle notevoli possibilità di crescita!), mentre per quanto riguarda quello “classico” le vibrazioni migliori me le hanno riservate Firestorm e State of Mind.
Palma dei best in class della raccolta li conquistano (ma qui è chiaro che grande peso hanno le preferenze d’ascolto!) l’alternative volubile dei Room6 e il gothic fascinoso degli Anima Naive, senza altresì dimenticare le sonorità melodrammatiche dei Motus Tenebrae, di cui Vi avevo già riferito in passato su questi stessi bit.
Insomma, le basi ci sono e ci vuole ancora un po’ di fantasia e d’intraprendenza per poter fare la veramente la differenza.

Contatti: http://www.sgmetal.it