Il ritorno dei Deinonychus, la creatura oscura e maledetta di Marco Kehren, segna un successivo passo in avanti nell’evoluzione stilistica della band, la quale si è sempre contraddistinta per le tinte oscure, deprimenti, doomy del proprio sound.
Proprio da questo sound la band, che vede tra le altre dietro le pelli Carmelo Orlando, parte per dirigersi in territori più propriamente affini al black metal, ben evidenti lungo tutta la durata dei 32 minuti (a proposito, decisamente corto questo album per i canoni passati della band).
Ne fanno piena prova pezzi violentissimi come “MG-34” e “Carpet Bombing”, anche se in generale il tipico riffing black è riscontrabile in quasi tutte le otto tracce di questo “Warfare Machines”, il quale persino nel titolo non rinuncia ad ostentare il proprio concept artistico/musicale fatto di morte, distruzione, guerra, violenza, e altre brutture assortite.
Il risultato è un disco ricco d’angoscia, di negatività, dove Marco Kehren si insinua, grazie al suo cattivissimo screaming, nella mente dell’ascoltatore, fino a fargli provare vero e proprio disagio psichico, il quale raggiunge livelli mastodontici nella conclusiva “Morphium”.
La critica maggiore che si può fare ai Deinonychus è il confronto con il loro recente passato, laddove dischi come “Mournument”, pur rinunciando alla cattiveria black di questo “Warfare Machines”, sapevano devastare letteralmente l’ascoltatore, facendolo sprofondare in un abisso di funereo sorrow.
In buona sostanza i Deynonichus hanno perso parte delle loro prerogative passate per acquisire un pizzico di violenza sonora in più. E onestamente non se ne sentiva il bisogno.
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