Chi mi conosce bene sa quanto io non sopporti il nu metal e più in generale quelle band che spacciano per “nuovo” l’aria fritta… per quale motivo allora mi ritrovo a recensire il cd dei Bobaflex? È presto detto… se è vero, infatti, che il genere di riferimento, pur se ricco di infiltrazioni di altri generi, quali il pop, il rock, il glam, lo stoner, è proprio il nu metal (doppie voci, chitarroni, batteria “saltellante”), è altrettanto vero che i nostri riescono a rendere le loro composizioni abbastanza particolari e contaminate da non restare intrappolati nella solita formula trita e ritrita “riffone incazzato / ritornello melodico”.
Riescono a spiazzare abbastanza ad un primo ascolto, e se il primo nome che viene in mente è quello dei ben più famosi System of a down non dobbiamo lasciarci ingannare, perché i Bobaflex non sono una sterile copia di questi ultimi. Hanno uno stile relativamente personale che riesce a mescolare parti più pesanti a parti più schizoidi che sono poi quelle che maggiormente lasciano il segno.
L’aspetto che si nota più di altri ascoltando il disco è senz’altro la dinamicità delle loro canzoni. In ogni brano infatti troviamo sia la parte più cattiva e diretta, sia quella più riflessiva, sia quella più marcatamente catchy, e se da un lato questa potrebbe risultare una formula un po’ forzata, dall’altra, perlomeno per un ascolto rilassato del cd, risulta essere abbastanza vincente.
Certo queste qui sono sonorità tipicamente americane ed è proprio lì, ovviamente, che i nostri hanno maggior successo. Non è una novità che i suoni più “moderni” attecchiscano meglio in America che nel vecchio continente, quindi non so fino a che punto un cd del genere potrà piacere ai metallari europei e italiani in particolare, però ciononostante non mi sento di bocciare questo “Tales from dirt town”. Va da se che si tratta di un prodotto che dovrebbe cercare il proprio target altrove, piuttosto che qui su EUTK, però le canzoni contenute in questo cd hanno un loro perché, è inutile negarlo.
Se proprio vogliamo essere rompi scatole possiamo chiederci quanto genuina sia la loro proposta e quanto invece sia costruita a tavolino… beh, effettivamente la seconda ipotesi è forse la più vicina alla realtà, fatto sta che comunque il cd scorre via abbastanza tranquillamente.
Andando più nello specifico, per farvi un’idea della proposta dei nostri prendete i già citati SOAD, mischiateli alle sonorità più moderne dei Mastodon, metteteci una spruzzatina di nu metal più canonico, e infine un’iniezione del vecchio glam anni ’80 di band come i Motley Crue, e forse potete iniziare ad immaginare quanto è contenuto nel cd, senza dimenticare l’altro aspetto fondamentale della musica del gruppo, e cioè le ballad, ben tre quelle presenti…
Che altro aggiungere… la sensazione che si ha una volta finito di ascoltare il cd è duplice… da una parte resta una buona dose di spensieratezza, per canzoni che non hanno particolari pretese, dall’altra quella di aver appena ascoltato un prodotto un po’ troppo finto, troppo alla ricerca del refrain ruffiano. Di sicuro i Bobaflex sono una band moooolto pompata, tant’è che la loro partecipazione al Gigantour ne è la conferma. È altrettanto vero, però, che se volete passare un’oretta in spensieratezza questo “Tales from dirt town” può aiutarvi a farlo, vista la sua natura molto sbarazzina. Scegliete voi cosa fare…