A giudicare dal monicker e dallo sguardo truce dei nipponici King Of Darkness, mi sarei aspettato un disco thrash di quello che solo le band del Sol Levante sanno proporre. Invece, sorpresa!, mi trovo di fronte ad un bel platter di heavy metal dai tratti molto sovente hard rock suonato con convinzione ed energia. Amo molto la formula del power trio (Motorhead rules!), secondo me rappresenta la quintessenza del rock duro. Nel caso dei Kod l'equazione è vincente. A dispetto di una cover davvero anonima e di un booklet scarno - con tanto di liriche tradotte in giapponese - il contenuto è di quelli che scotta. Potente è sicuramente la parola più adatta per definire "Triple Whammy", e l'opener "Feel The Fire" è giusto lì a dimostrarlo. Un bel giro di chitarra groovie su cui si stagliano gli assoli taglienti di Tadayoshi Iwamoto, che in più di un frangente mi ha riportato alla memoria lo stile della leggenda dagli occhi a mandorla Akira Takasaki. La successiva "Strange Neighborhood" è classico hard rock dalle tinte van haleniane, ed ancora una volta la chitarra di Iwamoto è protagonista di un bel solo. Voce effettata ed un riff quasi nu-metal introducono "Place Liberty",un bel brano che acchiappa, con l'immancabile break centrale che interviene a spezzare il ritmo circolare del pezzo. "None Of Yor Cheeks!" sembra rubata ai Deep Purple di "Highway Star", tanta è la somiglianza nella struttura della canzone, certo i numi tutelari del rock duro sono su un'altra galassia, ma la traccia non è malaccio. Da "Deceptive Victim" in poi, fatta eccezione per la title-track, pregevole strumentale nel quale i Kod danno sfogo a tutto il loro genuino amore per lo spirito improvvisativo, quasi da jam session, è tutto un susseguirsi di citazioni dalle maggiori hard rock bands di sempre, Deep Purple e Van Halen in testa. Ma è la passione che trasuda da queste dieci tracce, la sincerità con cui questo trio giapponese approccia la materia che me li ha fatti apprezzare sin da subito. Aggiungeteci poi la grande perizia strumentale, una produzione pulita, in grado di rendere giustizia a tutti gli strumenti, voce inclusa e dei pezzi validi ed il gioco è fatto. L'unica pecca è costituita proprio dalla voce di Genta Nakamura (anche bassista), un pò anonima e troppo omogenea nelle linee vocali lungo tutto l'arco dell'album. "Triple Whammy" rimane comunque un disco fruibile e divertente, ideale per chi ha l'hard rock tatuato nel dna ed ha voglia di gustarselo, per una volta, servito in salsa giapponese...
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