Che in Scandinavia non debba essere facilissimo vivere a causa del clima freddo, dell’oscurità, etc. è un dato di fatto, e il numero elevato di suicidi lo testimonia, ma gli Isole devono passarsela veramente peggio di tutti visto il cd che hanno tirato giù… scherzi a parte… se avete voglia di deprimervi per benino per un’oretta dovete assolutamente comprare questo “Bliss of solitude”, terzo full length degli svedesi, di certo non dei novellini nel loro ambito (li ricordate i Forlorn? Gli Isole altri non sono che loro, dopo aver cambiato nome…).
Doom all’ennesima potenza, sette brani lunghi e lentissimi, sofferenti, pieni di pathos e deprimenti, questo in sintesi ciò che potrete trovare nel disco. Calma però, non ne sto certamente parlando con toni negativi, tutt’altro… I nostri dimostrano di aver assimilato perfettamente la lezione dei papà Candlemass, e sfornano un platter di tutto rispetto, che nonostante la difficoltà oggettiva di ascolto riuscirà a rapirvi e trasportarvi in un viaggio onirico di alto livello.
La capacità della band è quella di riuscire a creare una sorta di vortice con riff magnetici e melodie vocali sofferte, il tutto senza mai stancare, nonostante la lunghezza delle composizioni. E c’è spazio anche per parti più delicate e riflessive, come l’arpeggio iniziale (e centrale) di “Imprisoned in sorrow”, che spezza un po’ la monoliticità delle prime due song.
Veramente degno di nota il lavoro delle chitarre, con riff che in alcuni punti fanno tornare alla mente la (ex) band di Messiah, quando picchiano duro e spostano una montagna, in altri quella del buon Aaron (My Dying Bride), quando diventano più sinuosi e tessono trame avvolgenti, accompagnate da un basso mai domo, in continuo movimento.
Discorso a parte per quanto riguarda il singer Daniel Bryntse che ha un tono di voce molto espressivo ed evocativo, mai eccessivamente basso e cupo, e nonostante utilizzi melodie vocali decisamente “allargate” non annoia, anzi, riesce a catturare l’attenzione di chi ascolta.
Mi sembra superfluo, dopo tutto questo che ho scritto, sottolineare che se non siete amanti del doom nella sua eccezione più pura difficilmente apprezzerete questo lavoro, pezzi così lunghi e così lenti potrebbero annoiarvi. Se invece vi piace farvi un lungo viaggio con la mente, brani come la titletrack o “Dying” (il titolo dice tutto), entrambe otto minuti, fanno al caso vostro. Un po’ più violenta, almeno all’inizio, è invece “Aska”, che mi ricorda i MDB del capolavoro “Turn loose the swans”, epurati ovviamente di violini e tastiere.
Essenziali, questo può essere un aggettivo che descrive bene la musica degli Isole, che vi trasporteranno in un’altra dimensione mentre ascolterete “Bliss of solitude”. Sinceramente pur avendo seguito i Forlorn all’inizio della loro carriera ammetto di averli completamente persi di vista successivamente… ritrovarli oggi, pur se sotto un altro nome, mi ha fatto molto piacere, soprattutto visto che hanno sfornato un disco del genere, ottimo sotto tutti i punti di vista e che va ascoltato RIGOROSAMENTE tutto d’un fiato, per godere appieno delle sensazioni che riesce a sprigionare e soprattutto per godere appieno del trip…
Gradita sorpresa quindi, per iniziare al meglio questo 2008 all’insegna del suono del destino…
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?