Milano, o dintorni. 1998. Due giovani, incazzati ragazzi cominciano a sperimentare con la musica, gli strumenti, la rabbia di una generazione senza un briciolo di speranza per il futuro. 9 anni dopo, dopo gli inevitabili cambi di line up, gli aggiustamenti al sound, l'esperienza che si accumula, la fatica e il sudore in quantità industriali, ecco a voi gli
Enempidi. Il loro primo cd autointitolato e autoprodotto, registrato nello stesso vecchio scantinato degli inizi, suona cattivo, urlato, sporco e denso di una rabbia che non aspetta altro che di esplodere. 12 tracce di un nu-metal pesante e cadenzato, drappeggiato da riff grossi e rumorosi, sostengono un cantato urlato e abbaiato come un disperato vaffanculo al mondo, con screams dure e granitiche. Ma non è tutto qui. In pezzi come "Bolla", ad esempio, le clean voices fanno da contraltare alla rabbia di Gabro, come spesso accade per le spoken vocals, che rappano su un tappeto pesante e massiccio. La registrazione non è di certo di livello eccelso, ma credo sia il massimo viste le condizioni di partenza per la realizzazione di questo lavoro. Un lavoro che merita un ascolto, per l'italianità della proposta, per l'onestà di un lavoro intriso di passione, per un bisogno di essere e di esserci che trasuda in ogni parola, in ogni angolo di questo cerchio di plastica.
E' il classico primo disco: i ragazzi hanno la stoffa, ma sapranno avere anche l'arte di ricavarne un vestito decente, nel prossimo futuro?
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