Copertina 7

Info

Anno di uscita:2007
Durata:44 min.
Etichetta:Dark Essence Records

Tracklist

  1. SIX FEET UNDER
  2. ROCK VICE
  3. ROYAL CARDINAL
  4. HIGH ON THE BOURBON FLAME
  5. BACK IN THE SADDLE
  6. ROOSTER IN A HENHOUSE
  7. MIDWEST PUNK
  8. GET LIQUOERED
  9. GET WHAT IT TAKES

Line up

  • JANTO: lead vocals, bass
  • ICE DALE: guitars, vocals
  • T. RINGSTAD: guitars, vocals
  • ERIK: drums, vocals

Voto medio utenti

Ammetto la mia ignoranza, prima di avere tra le mani questo cd non avevo minimamente idea di chi fossero questi Bourbon Flame, e anche le (poche) notizie presenti in rete non mi hanno aiutato affatto… Il che in un certo senso mi ha anche incuriosito, e mi ha ben disposto nel momento in cui ho iniziato l’ascolto dell’album. Fin dalle primissime note è evidente che i nostri si cimentano con un rock rozzo e zozzo d’altri tempi. Se non fossi più che certo della contemporaneità del cd non esiterei un attimo a collocarlo nella seconda metà degli anni ’80, quando lo sleazy rock impazzava e capelli cotonati, jeans strappati, whysky e droga erano le regole da seguire.
Da quel poco che sono riuscito a capire i Bourbon Flame sono norvegesi, di Bergen per la precisione, e questo è il loro debut album. Sul loro Myspace viene indicato che nella band sono coinvolti membri di Enslaved, Hades, Almighty and Aeternus, quindi non stiamo certo parlando di pivellini, e in effetti ascoltando il cd si sente eccome (non chiedetemi la loro bio perché è scritta solo in norvegese…).
Ci sono tutti gli elementi che non devono assolutamente mancare in un disco del genere: chitarroni sporchi e sanguigni, vocals ignoranti coadiuvate dagli immancabili cori altrettanto ignoranti, ritornelli e melodie catchy che ti restano in testa fin dal primo ascolto, il tutto sorretto da una sezione ritmica semplice ma efficace. Insomma, avrete capito senz’altro di cosa parlo… fate un salto indietro negli anni quando bands come i Guns n’ roses e Motley Crue andavano per la maggiore e avrete un’idea di cosa combinano questi quattro pazzi.
La produzione, invece, non mi ha colpito quanto le composizioni, perchè pur essendo ben equilibrata e con dei bei suoni, soprattutto per le chitarre, non rende giustizia a batteria e basso, che spingono poco, e se in questo tipo di pezzi viene a mancare la potenza derivante dalla sezione ritmica si perde molto. Di sicuro le chitarre sono in assoluto la cosa più curata del cd, sia come suono che a livello strettamente compositivo, infatti il lavoro svolto dalle due asce lascia il segno, sia in fase ritmica che in fase solista, nella migliore tradizione Perry/Whitford, Slash/Izzy e via dicendo…
Il cd parte leggermente in sordina con il primo riff di “Six feet under”, ma è solo uno scherzo, in quanto subito dopo il pezzo esplode in tutta la sua bellezza, e viene addirittura surclassato dalla successiva “Rock vice” (che io avrei visto meglio in apertura…). Si procede alla grande con la vitaminica “Royal cardinal”, che sembra uscita niente meno che da “Appetite for destruction”, mentre con la successiva “High on the bourbon flame” c’è il primo calo del cd, con un brano non all’altezza di quanto ascoltato fin’ora. Si torna su ottimi livelli con “Back in the saddle”, ancora una volta semplice ma efficace, seguita ruota dalla veloce “Rooster in a henhouse” (ascoltate il secondo riff e ditemi se non vi viene in mente Slash… forse anche un po’ troppo in effetti, eheheh…). “Midwest punk” a discapito del titolo non ha niente a che spartire con il genere dei Sex Pistols, e in effetti è forse il secondo vero calo del cd, leggermente spompata rispetto al resto, ma ci pensa il riffone di “Get liquoered” a far esplodere di nuovo l’adrenalina e lasciare il compito a “Got what it takes” di chiudere questo album veramente carino e accattivante.
Certo non c’è una singola nota in questo cd che non abbiate già ascoltato decine di volte, ma come ho già avuto modo di scrivere in altre occasioni io preferisco un lavoro sano e genuino, per quanto poco originale, a dischi pretenziosi ma che poi alla fin fine non lasciano nulla nelle nostre povere e martoriate orecchie.
Se volete passare tre quarti d’ora spensierati e soprattutto fare un tuffo nel passato questo è il disco che fa per voi. Se avete la puzza sotto al naso e vi piace salire in cattedra per giudicare ogni singola nota suonata dai gruppi che ascoltate, allora lasciate stare, vi manca troppo whysky nel sangue per apprezzare quanto suonato dai Bourbon Flame…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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