Primo Ep autoprodotto per gli Streamline di Udine, un’altra importante “promessa” dell’alternative tricolore.
Ispirato dai suoni ipnotici, avvolgenti e drammatici di Tool, A Perfect Circle, Hurt e Oceansize, nonché da tentazioni di rock e post-grunge a maggiore valenza “commerciale”, il duo friulano confeziona cinque brani intensi e coinvolgenti, capaci di conquistare all’istante, ma anche di crescere in modo significativo con gli ascolti e di svelare ogni volta nuovi piccoli intriganti risvolti espressivi ed emozionali.
Plauso primario per la voce di Marco Celotti, davvero abile nel trascodificare con temperamento e personalità le peculiarità interpretative dell’incredibile Maynard James Keenan, una dote questa, già apprezzata con i Newborn e che oggi si consolida e si ottimizza rivelando un “colore” e una profondità di modulazione assolutamente encomiabili.
Difficile stilare delle classifiche di merito, perché le cinque tracce sono tutte gratificate da un eccellente livello compositivo e tuttavia, segnalando, soprattutto per la sua “atipicità” nell’economia del dischetto, “l’aggressione” schizofrenica di “The imperfect saviour”, non posso altresì esimermi dal dichiarare apertamente la mia “sofferta” predilezione per “Satellites”, un gioiellino di magnetismo e pathos, al cui irresistibile fascino hanno contribuito pure le vocals vibranti di Laura Blasutig, significante ospite di questa suggestiva e penetrante stimolazione sensoriale.
A quanto afferma la loro biografia, gli Streamline sono attualmente impegnati nella composizione e nella registrazione di nuovi pezzi che andranno a formare il loro primo full-length … personalmente non vedo l’ora di poter sottoporre il mio apparato “cardio-uditivo” a tale produzione, sperando che l’elevato standard artistico di “Streamline” venga confermato anche sulla lunga distanza (tenendo conto della qualità del demo, la cosa mi pare piuttosto probabile) e che poi “qualcuno” si accorga di loro (ecco, visto “l’ottenebramento” di molta dell’industria discografica attuale, questa è la parte veramente ardua!), perché siamo stanchi di “speranze sotterranee” che rimangono tali solamente per “responsabilità” altrui.
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