Arrivano da Napoli i Peacebreakers, una città dal remoto passato punk e hardcore (ricordate i Contropotere, si?). Ed è proprio quest’ultimo il genere proposto da questa giovanissima band. Di quello melodico, di derivazione Bad Religion/Lagwagon, anche se qua e là salta fuori qualche influenza più old school che non guasta mai. Anzi, se avessero intrapreso questa strada invece che quella più melodica forse i nostri avrebbero trovato una dimensione a loro più consona, visto che l’elemento più particolare della loro proposta è senz’altro quello di voler dare molto risalto ai testi, peraltro cantati in italiano.
È evidente che per il gruppo lanciare un messaggio di protesta sociale sia l’obiettivo primario, e ascoltando quanto cantato da Cristiano, anche bassista della band, si denota un certo disagio giovanile, una certa rabbia, che, appunto, avrebbe trovato un alleato migliore in uno stile più violento e diretto. Ad ogni modo, le idee, sia musicali che concettuali, ci sono.
Di contro, quello che purtroppo non manca è una sorta di immaturità di fondo. Calcolando, però, che questo qui è solo il secondo demo della band e che comunque l’età media dei nostri è molto bassa, direi che le basi per progredire e fare di meglio ci sono tutte. Buone le chitarre in fase di riffing, e buona anche la sezione ritmica, semplice ma efficace, in particolare il basso di Cristiano, che riesce a movimentare i riff dei due chitarristi.
Tornando ai testi, in alcuni frangenti si nota anche qui una certa semplicità, alternata ad alcune parti più incisive e mature. La cosa strana è proprio il modo di cantare: l’impressione che si ha è che le cose da dire siano un po’ troppe, e alcune volte, uscendo anche fuori metrica, Cristiano dà l’idea di soffrire un po’ nel cantare, ma, ripeto, sono particolari assolutamente migliorabili sul prossimo lavoro.
“Infezione” è un buon demo di punk melodico, né superiore né inferiore a molti altri demo del genere che mi è capitato di ascoltare. In ogni caso un punto in più a loro favore i Peacebreakers ce l’hanno, e cioè l’attitudine. Ascoltando i cinque brani che compongono il demo si percepisce molta passione, e questo in un genere come l’hardcore è un fattore determinante, che riesce a far passare in secondo piano quei peccati (del tutto veniali) di cui parlavo prima.
Tra le songs migliori mi sento di segnalare “Mode” e Dipendente”, che hanno quel quid in più rispetto alle altre. Per ora promuoviamo la band, però nel prossimo demo è lecito attendersi molto di più, specie per il cantato, in quanto le possibilità ci sono.
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