Da circa una decina di anni sulle scene, i californiani Oleander arrivano alla loro quarta release, Joyride, la prima sotto Sanctuary Records, motivo per il quale il quartetto di Sacramento avrà modo di farsi conoscere e apprezzare anche qui nel Vecchio Continente.
La band dal curioso e divertente monicker nasconde non poche valide qualità e questo Joyride rappresenta un ottimo biglietto da visita per chi non avesse mai sentito parlare degli Oleander.
Il sound col quale hanno a che fare i quattro ragazzi è un'hard rock di nuova generazione, molto melodico e orecchiabile, tant'è che il successo in America è stato raggiunto dalla band grazie all'appoggio radiofonico/televisivo.
Le sonorità mai troppo decise e spensierate che caratterizzano l'intero album ben si prestano ad un vasto pubblico rendendo Joyride uno di quei dischi da ascoltare senza eccessivo impegno, non per questo sminuendo però il lavoro degli Oleander. Per quanto i brani risultino immediati e a tratti quasi intuitivi, va riconosciuto il merito alla band di aver messo assieme un buon numero di song, ben strutturate e ben suonate, che non mancheranno certo di farsi apprezzare.
La ricetta vincente di questa band è tanta semplicità e spontaneità unite ad un gran buon gusto e a una buona dose di creatività e abilità esecutiva in grado di permettere a ciascun brano di elevarsi a possibile highlight del disco.
Lo spirito è quello di puro divertimento anche se non mancano episodi più malinconici e introspettivi, come nella conclusiva "Runaway Train", nei quali i nostri sono comunque ben lontani dallo scadere in prevedibili melense banalità. Una certa vena di ispirata malinconia è, a dire il vero, presente in tutto l'album e ne costituisce il personale e particolare trademark, nonché uno dei punti di forza per l'intera riuscita dello stesso.
Esempio di quanto detto possono essere considerate l'iniziale "Hands Off The Wheel", la validissima "Fountain And Wine", dal sapore nostalgico ma non troppo e uno tra i brani più riusciti dell'intero album, oppure la sognante "Rainy Day", semi ballad dalle influenze psichedeliche che mostra il lato più pacato e introspettivo degli Oleander.
A questi episodi si alternano i rocciosi e trascinanti riff di una "30 60 90" o "Off & On", quest'ulitma aperta a influenze più moderne, in totale libertà di contaminazione tra un genere e l'altro ma mantenendo comunque una forte e gradita ispirazione rock.
Inutile dire che, come per la maggior parte dei dischi di questo genere, la dimensione ideale per l'ascolto di questa musica è quella dal vivo, dove la carica solo accennata su disco potrà decisamente acquistare di valore ed espressività.
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