Tagliato il traguardo del sesto album per questo quintetto transalpino, per la precisione di Lione, a nome Destinity che, sinceramente, non avevo mai sentito nominare prima d'ora, nonostante abbiano più di 10 anni di carriera ed una manciata di cd all'attivo.
Beh, non è mai tardi per rimediare, soprattutto se il combo in questione fa il proprio mestiere, ovvero pur senza personalità ed innovazione riesce nello scopo comune di qualsiasi band in bilico tra thrash, death metal melodico e hardcore: ovvero, fare male.
Rispetto al trend imperante in questo periodo, c'è da dire, con somma gioia, che i Destinity sono molto più inclini al death metal che all'hardcore, ovviamente stiamo parlando di death metal scandinavo, con la differenza che qui di squisita melodia ed influssi maideniani ce ne sono ben pochi, e si punta principalmente sull'impatto, sui bei riffs articolati e taglienti di matrice thrash e su ritmiche telluriche che viaggiano dal midtempos fino, in maggior misura, ad arrivare a furiosi blastbeats. Il gruppo che mi più i Destinity mi hanno richiamato alla mente sono sicuramente i Darkane di Peter Wildoer, da cui i francesi sono stati in grado di riprendere gli eccelsi lavori di chitarra, indovinando dei riffs davvero trascinanti ed emozionanti, assoli compresi, che dal vivo promettono di scatenare un headbanging ed un mosh pazzesco.
Lato negativo invece sono dei coretti in voce simil-pulita che ogni tanto appaiono qua e là, fortunatamente per pochi secondi, e che onestamente combaciano poco con la proposta dei Destinity.
Ora non sappiamo se questi ragazzi di Lione abbiano trovato il capo della matassa solamente al sesto disco, ma di sicuro in "The Inside" gli estimatori di musica rabbiosa avranno di che compiacersi!
Complimenti ai ragazzi ed alla sempre più attiva Lifeforce Records che ultimamente sta lanciando una miriade di bands misconosciute ma validissime.
Give them a chance.