Uscito l'anno scorso come autoproduzione, la Nuclear Blast ha rimesso sul mercato l'album "Allegory", prendendo sotto le proprie ali protettrici i canadesi (da Calgary) Divinity. Ed ha fatto assolutamente bene.
Un Death Metal devastante, con rari sprazzi melodici e contaminati, dal suono pulito ad affilato garantito dall'ottima produzione ad opera di Tue Madsen. Si percepisce l'influenza dei seminali Death già dalla prima canzone "Power Control", con Sean Jenkins che nelle parti in growl ricorda Chuck Schuldiner. Non lasciano spazio a ripensamenti nemmeno le successive "Plasma" o "Methodic", episodi frontali e realmente violenti, con quel pizzico di melodie (in stile metalcore) che affiorano più che altro in sporadici passaggi vocali. Le chitarre di James Duncan e Sacha Laskow, infatti, concedono raramente tregua, spinte come sono all'assalto all'arma bianca dalla sezione ritmica del gruppo (Nick Foster e Brett Duncan), ma quando lo fanno lasciano il segno, ad esempio lungo l'articolata "Modern Prophecy", dove emerge la vena "progressive" del gruppo. "Strain" è invece un'altra dimostrazione di ferocia, qui fortemente caratterizzata da passaggi schizoidi e violenti, ma quando poi tocca a "The Unending" si può finalmente riprendere fiato, sia grazie al piano che apre questo pezzo, sia per l'appeal modernista ed accattivante creato dai Divinity, lo stesso che poi cercano di ricreare, in maniera meno convincente sulla comunque violentissima "Chasm". Altro episodio di tutto rispetto è infine "Neuro Tyrant", che di violenza ne ha davvero tanta (ma tanta!!) da vendere.
Beh, sebbene siano evidenti diversi punti di contatti con altre formazioni (tra gli altri Meshuggah, Into Eternity, Shadows Fall ma anche Dark Tranquillity e The Haunted) i Divinity lasciano la netta impressione di avere un buon potenziale tecnico ed espressivo e di essere in grado di sfruttarlo.
In sintesi, siamo di fronte ad un ottimo esordio. Bene così.
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