I Biomechanical sono un gruppo inglese che però trova nell'ellenico John K. (alias Yiannis Koutselinis) il deus ex machina. Quest'ultimo, prima di dare alle stampe questo Cannibalised, ha praticamente trasformato il gruppo stesso in un progetto solista inducendo i precedenti membri del gruppo a prendere armi e bagagli e andarsene per poi ricostruire una band a sua immagine e somiglianza.
Ma veniamo al contenuto dell'album stesso: "Violenza pura!". Saranno queste le parole che vi usciranno quando arriverete alla fine dell'album, quasi stremati dall'assalto sonoro senza sosta dei Biomechanical. Risulta difficile descrivere in modo adeguato quello che troverete in questo disco. La si potrebbe definire riduttivamente una rivisitazione in chiave ipertecnica, moderna, progressiva e schizzoide del thrash metal. Le canzoni sono un vortice di cambi, dei muri sonori di cui è impossibile vedere la fine tanto il suono è compresso e saturo. Il primo pensiero che verrebbe sarebbe quello di parlare degli Strapping Young Lad ma, nonostante i punti comuni siano molti, non si renderebbe giustizia al lavoro di John K, capace di unire la creatura di Devin Townsend ai Fear Factory, di evocare i Nevermore del 2100 filtrati con la schizofrenia tempistica dei Meshuggah, di spaziare con la voce in tutta libertà tra claustrofobiche sovrapposizioni, screaming alla Rob Halford, voce bassa grattata e voce clean suadente. Non ci credete? Provate a dare un ascolto a quest'album. Se amate il metal moderno e tecnico, annichilente e violento questo disco non vi deluderà.
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