["Raining Blood from a Lacerated Sky...".Lontani dalle esasperazioni dei Signori del Thrash, i
Rain calano sull'ascoltatore una bordata di sano Hard & Heavy Metal. Dopo tanti anni di attività (si sono formati nel 1980), "Dad Is Dead" è il quinto album per questa formazione bolognese, che dimostra di aver saputo superare senza particolari problemi quegli scossoni a livello di line-up che sono susseguiti al precedente disco, "Headshaker", uscito nel 2003.
Ma siamo qui a parlare degli attuali Rain, Francesco Grandi (alla voce), Marco Rizzi e Alessio Amorati (chitarre), Gianni Zenari (basso) e Andrea Baldi (batterista), e del loro ultimo lavoro, tredici canzoni belle toste, nell’ormai tipico stile dei Rain, quello che li vede da sempre muoversi sui sentieri del più classico Heavy Metal Old School, anche se qui è contagiato da soluzioni proprie del più sporco e vizioso Rock'n'Roll.
La sezione ritmica incalza su tutti i brani ed anche il nuovo cantante, Il Biondo, non si tira certo indietro, una via di mezzo tra Biff Byford e Blaze Bayley, sempre in grado di garantire il giusto groove, mentre le chitarre di Amos e The Master colpiscono di punta e taglio senza perdersi in manie di protagonismo. Tutto questo può solo contribuire nel fare di "Dad Is Dead" un album compatto e sanguigno (sarà anche per il sangue che schizza sulla bella copertina?), ma che presenta ottime individualità come ad esempio la devastante "8 Bar", ideale per far salire la pressione sanguigna all'ignaro ascoltatore, la corale ed accattivante "Mr. 2 Words" o la licenziosa e sboccata "Love in the Back". Nella seconda metà del disco, spiccano invece i marcati richiami NWOBHM di "Last Friday" e la sostenuta ed anthemica titletrack. Ed infine, ecco la sorpresa finale la riuscitissima cover di "Rain", uno dei primi successi dei The Cult, dove intervengono Steve Sylvester e Freddy Delirio (entrambi dai Death SS), rispettivamente alla voce ed alle tastiere, e Simone Mularoni (DGM) alla chitarra solista.
Ottima conclusione per un altrettanto ottimo album.
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