Il solo fatto di avere come background del loro myspace l'immagine dell'indimenticata Linda Lovelace (non devo aggiungere chi è vero?) me li ha resi subito simpatici.
Ascoltare il loro album dopo circa un anno dall 'ep “Mosh to the masses”ci riporta indietro nel tempo, precisamente negli anni '80, con un suono e una proposta che li accomuna a gruppi storici quali S.O.D, D.R.I, Suicidal Tendencies, Nuclear Assault o, per tornare ai nostri giorni, Municipal Waste.
Un album-tributo ad un periodo che mai come ora è tornato di nuovo alla ribalta con uscite valide, ma per forza di cose prive di innovazione.
A noi questo ovviamente poco interessa. Quello che ci interessa è che l'album del gruppo piemontese: a) dura circa 30 minuti, b) mena, c) causa assuefazione e soprattutto mal di collo, d) è totalmente “Thrash to the core”.
Tralasciando il fattore puramente tecnico, che è al fuori di ogni discussione (Magnotta Docet), i nostri eroi sono promossi a pieni voti, vuoi per la loro incodizionata devozione al perido storico, vuoi per essere riusciti a condensare nei 15 brani presenti sull'album tutto il “thrashcore”pensiero (musica e testi) ed infine perchè di questa attitudine ne sentiamo ancora il bisogno.
“We don't care what you say, F**k You”!
“Mosh, mosh, mosh” (Anonimo Veneziano)
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