Davvero un bel disco questo secondo lavoro dei meneghino/piemontesi Electric 69, patrocinato dalla sempre attenta e competente Go Down Records.
Guidati dalla vibrante voce dell’ex Wood Maury, i nostri continuano a macinare il loro rock ‘n’ roll rumoroso e stradaiolo, ma oggi, grazie anche al pregevole contributo del nuovo arrivato “Don Luke” Schiuma, impegnato a adornare i brani con importanti intarsi di piano Fender Rhodes e organo Hammond, il suono della band acquisisce un tocco di maggiore “eleganza”, se così si può dire, risultando alla fine come un piacevolissimo crocevia tra Hellacopters, Black Crowes, Humble Pie, Faces, Rolling Stones, The Who, Radio Birdman e il soul della Stax.
Come si può facilmente intuire, i cinque non inventano nulla di nuovo (e sono altresì sicuro che questa non è nemmeno una delle loro impellenti priorità) e tuttavia mostrano una notevole “plausibilità” artistica, perché sembrano credere in quello che fanno (e che presumibilmente sono!) e perchè sanno scrivere ottimamente i loro pezzi, piegando gli inevitabili (abbondanti) clichè alla loro personalità, riuscendo a toccare e scuotere chi avrà l’intelligenza e la scaltrezza di dar loro una possibilità d’ascolto.
Nove canzoni schiette, vitali, ora energiche, ora maggiormente introspettive, le quali attingono ad un vocabolario sonoro sufficientemente ampio e variegato, capace di un grande rispetto e venerazione per la tradizione senza che questo si traduca per forza in un atto “forzato” e poco autentico.
Nei trentacinque minuti scarsi di buona musica, lasciatemi spendere una menzione d’onore particolare per la splendida “Cherry rolling down the window”, un delizioso momento pregno d’intensità melodica e consistente forza espressiva, conclusa da un intrigante flash di sax tenore elargito dall’ospite Claudio “Sax” Guida.
Ne hanno recitato il de profundis molte volte, eppure il rock (‘n’ roll) ha dimostrato in ogni occasione di avere la “pellaccia” dura e di essere un’entità destinata a rimanere … e questo anche grazie a tutte quelle piccole (per ora) realtà come gli Electric 69, che ne hanno compreso profondamente lo spirito primitivo e dalle periferie dell’underground cercano di diffonderne ancora una volta le taumaturgiche peculiarità.
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