Copertina 8

Info

Anno di uscita:2008
Durata:79 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. A LOVE DIVINE
  2. FOOLED AGAIN
  3. FAITH
  4. SO COLD
  5. SOCIALITE
  6. HIGH
  7. REMEMBER
  8. SHAPES OF THINGS
  9. DOIN' WHAT THE DEVIL SAYS TO DO
  10. I'M LOSING YOU
  11. MOTHER HEAD'S FAMILY REUNION
  12. STAND

Line up

  • Richie Kotzen: vocals, guitars
  • Johnny Griparic: bass
  • Dan Potruch: drums

Voto medio utenti

Primo album live del guitar-hero Richie Kotzen (ex Poison e Mr. Big) che in questi ottanta minuti ci fornisce una sorta di best of in cui il chitarrista americano mette a nudo la sua grande verve artistica sempre graffiante e straripante. Live In Sao Paulo ci permette di apprezzare la grande tecnica di un musicista d’eccezione in cui, come spesso succede, trova tutta la sua completa dimensione in una performance live sanguigna carica di atmosfere. Si parte con la riproposione di A Love Divine con un Richie in grande forma con forti tinte southern per passare alla pirotecnica Fooled Again brano in cui la sei corde sprigiona tutta la sua dirompente intensità. Spazio al romanticismo e al calore del pubblico con le lente e romantiche Faith e la bellissima bluesy Remember dove si apprezzano anche la grandi qualità coinvolgenti che la voce di Kotzen è in grado di trasmettere. Eslosiva e in chiave puramente rock la vivacissima So Cold che sfocia nella blues Socialite brano ricco di intensità e trasporto con sonorità in grado di catturare l’intera platea. Spazio a improvvisazione e lunghissimi assoli con la splendida High in cui la partecipazione del pubblico è da brivido come la romantica Remember in grado di emozionare per il calore e intensità. Scoppiettante l’energica Shapes of Things dove si apprezza la naturale scioltezza di esecuzione a dimostrazione dell’immenso talento a disposizione riversato con successo nell’immancabile Mother Head's Family Reunion che rappresenta sicuramente uno dei pezzi migliori di Live In Sao Paulo. Pennellate blues nella lenta Doin’ what The Devil Says To Do e I'm Losing You dove non mancano le influenze di artisti del calibro di Gary Moore, Bad Company e Free. Atmosfere alla Poison nella conclusiva Stand dove le accelerazioni impresse da una sei corde sempre tiratissima, sono la degna conclusione di un CD sicuramente interessante suonato superlativamente. Un album diretto con quel suono sporco che grazie ad una scaletta azzeccatissima riesce a far emergere un grande chitarrista ricco di talento e grande personalità, un lavoro denso di passione e pungente al punto giusto.
Recensione a cura di Carmelo 'Lino’64' Nazzaro

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