Molte cose sono cambiate in casa Inside dall’ultimo demo “I can’t scream”… Intanto importanti modifiche alla line-up, con l’ingresso del nuovo chitarrista Val, che sostituisce Franco, e soprattutto l’abbandono di Jessica, che ha lasciato così ad Ago il compito di occuparsi delle vocals, oltre che della chitarra. Questo cambiamento non poteva non influenzare lo stile del gruppo, che è diventato più corposo e pesante, allontanandosi in parte dal filone Children Of Bodom di qualche tempo fa, e avvicinandosi sempre di più ad un certo death metal di stampo techno, fattore da sempre caro alla band, che singolarmente possiede componenti molto preparati dal punto di vista più strettamente tecnico.
Una band più matura quindi, conscia delle proprie capacità e che grazie anche all’attività live è riuscita a trovare la giusta dimensione stilistica, oltre che una coesione notevole. Certo qualche piccola pecca qua e là salta fuori durante l’ascolto di “Impaled by your soul” e si sente anche che in alcuni frangenti, nonostante siano in netta minoranza, i nostri non hanno ancora ben chiare le idee su quale sia la vera strada da seguire, però sono tutte cose perdonabili trattandosi dell’esordio di una band che può solo migliorare negli anni a seguire, e che ha le carte in regola per poterlo fare.
Delle capacità tecniche dei nostri abbiamo già detto, tutti hanno svolto un lavoro ottimo sui propri strumenti, mentre qualcosina in più si poteva fare per quanto riguarda la produzione, non ancora all’altezza di un full length, soprattutto per quanto riguarda il sound della batteria. In ogni caso “Impaled by your soul” è un disco che si lascia ascoltare, con bei pezzi tra i quali segnalerei senza dubbio “At the gates” e la titletrack, oltre che “Now or never”, davvero ben riuscita, anche se per ascoltare il brano migliore del cd bisogna attenderne la fine, con “In silence”, forse il pezzo più maturo composto da Ago e soci.
Tra richiami (inevitabili) ai Death post “Human”, qualche passaggio più propriamente prog alla Dream Theather (soprattutto nei soli), e cenni qua e là ai Nocturnus (per le partiture di tastiera in particolare), gli Inside confezionano un album tutto sommato gradevole, quindi a questo punto non ci resta altro da fare che aspettare il prossimo lavoro per vedere se l’evoluzione stilistica della band campana continuerà, come penso che accadrà, consegnandoci una band più matura e che si è scrollata di dosso le pesanti influenze che oggi ancora ha. Per adesso promossi a pieni voti…
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