Copertina 7

Info

Anno di uscita:2008
Durata:23 min.
Etichetta:Elevator Records
Distribuzione:Jestrai

Tracklist

  1. BREATHING AGAIN
  2. IF YOU’VE GONE
  3. PERFECT LOVER (69)
  4. LITTLE BLACK KITTEN

Line up

  • Luigi: vocals, guitar
  • Alf: vocals, bass
  • Matt: vocals, drums
  • Josh: guitar, keyboards

Voto medio utenti

Vi piacciono i Franz Ferdinand? Se la risposta è affermativa quasi sicuramente conoscete già questa giovane formazione abruzzese accreditata come una delle più autorevoli cover-band dei Vostri idoli, con tanto di licenza Domino Records per la vendita di tutto il loro merchandising.
Ma anche se non li avete mai incontrati in questa veste e siete estimatori di quell’indie-rock intriso di pop e d’intriganti pulsazioni d’estrazione new-wave, non dovreste in ogni caso lasciarvi sfuggire questo “The modern epness”, la prima testimonianza discografica dei nostri Matinèe.
Fortunatamente, infatti, il rischio di una dipendenza troppo sfacciata dai propri dichiarati numi tutelari è scongiurata (escludendo, forse, la sola “If you’ve gone”, dove la “deferenza” appare un pochino troppo palese) da una manciata di composizioni autografe che pur risultando abbastanza “familiari” per chi ama questi suoni, non tentano perlomeno di replicare acriticamente le movenze artistiche degli scozzesi, ma si assestano con discreta personalità in un ambito stilistico ormai piuttosto affollato, in cui The Rapture, Interpol, Editors e The Killers sono solo alcuni dei nomi da affiancare agli stessi Franz Ferdinand come i principali esponenti del settore.
Con un taglio vitale, orecchiabile e non stucchevole, sufficientemente emozionale, inquieto, fresco e abbastanza “naturale”, le quattro canzoni del dischetto, gratificate da una pregevole resa sonora, faranno, così, ne sono quasi certo, la gioia dei molti accoliti di quest’universo sonoro, che qui ritroveranno agevolmente tutte le sensazioni che normalmente ricercano in una produzione musicale evitando, per di più, il “fastidio” di similitudini soverchiamente opprimenti.
Un esordio convincente, dunque, che, seppur nella sua brevità, lascia intravedere le qualità di una band dotata di un notevole senso melodico e di un buon numero di “belle carte” da giocarsi nell’agognato tentativo d’affermazione all’interno del mercato internazionale, soprattutto se saprà ulteriormente conferire un proprio “marchio” indelebile alle sue partiture e abbandonare (o, eventualmente, migliorare!) gli “esperimenti” in madrelingua (utilizzata nella ghost-track conclusiva), a mio modo di vedere poco congeniali alla loro attuale indole interpretativa.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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