Ho continuato, in questi anni, ad apprezzare gli Overkill perché dal vivo sono sempre una cannonata, e davvero poche altre bands sanno farmi svitare la testa dall'headbanging come loro. Ciò nonostante "Necroshine" e "Bloodletting" mi hanno sempre fatto schifo, e pure tanto. Da questo "Killbox 13" non mi aspettavo dunque granché; quando però il Graz mi ha detto che il disco in questione era per lui una porcata impressionante, subito ho drizzato le antenne, pensando tra me e me: "se il Graz si esalta solitamente per album che io trovo inascoltabili e quasi pop, sarà mica che il nuovo Overkill è allora una figata pazzesca?!?". E guarda caso non avevo tutti i torti a pensare una cosa del genere: altro che "Necroshine" o quell'altra mezza patacca, ragazzi, "Killbox 13" è un album veramente come si deve, uno di quei dischi che nemmeno io mi sarei aspettato oggi come oggi dalla band di Bobby "Blitz" Ellsworth! Che l'ictus dello scorso anno abbia fatto bene al riccioluto singer?! Non che gliene auguri ovviamente un altro, ma canzoni quali "Damned" o "Devil by the Tail" parlano chiaro: gli Overkill sono tornati quella grande thrash metal band, fortemente devota all'heavy più tradizionale, che conoscevamo, anche se non mancano spunti un po' più al passo con i tempi, pur perfettamente integrati in un songwriting che qualcuno, non a torto, potrebbe ritenere datato. "Killbox 13" è un album estremamente variegato, che rappresenta tutte le facce mostrate nella propria carriera dalla band statunitense; dalla furia dell'opener all'heavy tout-court di "No Lights" (nella quale gli Overkill sembrano più i Vanize del fratello di Udo!), passando per la doomy "Crystal Clear", sino ad arrivare agli up-tempo thrashy e retrò di "The Sound of Dying" e "Damned", songs da headbanging sfrenato con rabbiosa bava alla bocca. Ascolto dopo ascolto si riesce ad apprezzare appieno anche una produzione inizialmente ostica e moderna, ma il muro sonoro delle chitarre e il volume impressionante di un doppia cassa secca e granitica, si rivelano presto l'arma in più di questo devastante "Killbox 13". E che dire della schiacciasassi "Struck Down" o della vertiginosa "Unholy"? Niente! Meglio non dire niente e alzare il volume per spaccarsi le orecchie, che diamine! Finalmente, finalmente un album degli Overkill all'altezza di questo nome: potente, thrashy, incazzato e dannatamente trascinante. Insomma... ben tornati!
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