Se non vado errato, questo è il quarto disco solista del talentuoso chitarrista dei TNT. In questo caso siamo abbastanza lontani dai territori famigliari della sua band madre. Il buon Ronnie è sempre stato un musicista aperto ed eclettico, e "Kingdom of Norway" lo dimostra in pieno. Tra brani di energico rock and roll di stampo leggermente moderno (la title track, "She stole the magic"), ballate che sembrano uscite direttamente dagli anni '60 ("Happy", "Crazy 'bout you"), strumentali che piaceranno soprattutto ai maniaci della sei corde ("1976", "From a bird's perspective") e cose che sembrano onestamente di difficile lettura (su tutte "Sweet mother India"), siamo di fronte ad un lavoro che pone più di un punto interrogativo. Non tanto per la varietà degli stili esplorati e per la diversità dei singoli brani (ben venga, nell'epoca dell'anonimo piattume stilistico), quanto perchè i dieci episodi che compongono "Kingdom of Norway" appaiono eccessivamente slegati l'un l'altro; manca un filo conduttore, un qualcosa che ci faccia dire che si tratta di un vero e proprio disco e non di una semplice raccolta di canzoni. Per il resto, nulla da eccepire: ben suonato, ben prodotto, con forse l'unico neo della voce di Ronnie, che indubbiamente è meglio come chitarrista. Per il resto, a me non è dispiaciuto, e mi sono abbastanza divertito ad ascoltarlo. Faccio però fatica ad immaginare che possa riscuotere un qualche consenso al di fuori della nicchia dei TNT fans...
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