Tutto si mescola e tutto si fonde nella musica dei Lecrevisse; Dinosaur JR, Motorpshyco, ma anche Afterhours ispirano un lavoro, il secondo per la band veronese, ed una sintesi che dall'indie rock spazia fino a lambire i confini della psichedelia. I Lecrevisse contaminano la struttura delle canzoni con arrangiamenti articolati, utilizzando lo xilofono, il violino, strumento ormai a pieno titolo entrato nel costume del suonare rock, (i dEUS insegnano), inventando in libertà in "L'inevitabile e amara ironia delle differenze" "Fleurette" e "Le mie Foglie", una emozionante cavalcata davvero all'altezza del trio norvegese sopramenzionato. Musica suonata e pensata con orizzonti diversi, come diversi sono i testi, densi di poesia e di attimi di vita, amara ironia, commozione. Non stona in un quadro così proprio la cover di uno dei cantautori italiani più trasversali, quel Lucio Dalla omaggiato in una intensa e liquida "Come è profondo il mare" riletta in un modo che al musicista bolognese certo piacerebbe, come certo piacerebbero certi buchi temporali che a tratti le canzoni sanno intraprendere fasi di alta densità strumentale come "Nge 287". La produzione di Fabio Magistrali, architetto sonoro per Afterhorus, Cristina Donà, Six Minute War Madness, insomma il meglio del rock tricolore, ci fa capire dove collocare i Lecrevisse; presto, tra questi nomi. "Due." lo merita a pieno diritto. Ascoltateli.
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