Vengono dalla Finlandia gli Shade Empire, e questo “Zero nexus” è il loro terzo full length. La loro bio parla di ‘hybrid metal’, ed effettivamente, per quanto bizzarra possa sembrare, come definizione calza a pennello con la proposta del sestetto di Kuopio. Perché dico ciò? Perché ascoltando l’album è davvero difficile riuscire ad inquadrarlo in un genere ben definito. Ai nostri piace sperimentare, mescolare, azzardare, e devo dire che in alcuni frangenti la cosa gli riesce anche abbastanza bene.
Ma quali sono le linee guida del gruppo? Sicuramente un certo tipo di black metal, più melodico e sinfonico, al quale i nostri aggiungono una buona dose di rumori industriali, qualche spruzzatina di thrash moderno, una buona dose di death melodico e di industrial e un coro vero e proprio per esaltare al meglio le parti più epiche, pompose e gotiche. Un bel minestrone, non c’è che dire… Ma tutto ciò rende? Direi a fasi alterne, in quanto ci sono alcuni brani in cui questo quanto meno anomalo mix funziona decisamente bene, altri in cui si sente che la band forza un po’ troppo la mano. La sensazione che si ha è che il gruppo abbia avuto una buona intuizione, ma non sia riuscito a sfruttarla al meglio. Se infatti questo mescolare così tanti generi poteva essere una mossa vincente, unita al fatto che presi singolarmente i vari componenti sono davvero degli ottimi musicisti, le varie influenze però si fanno ancora troppo sentire. Ecco quindi che in un brano fanno capolino i Children Of Bodom, in un altro i Dark Tranquillity, in un altro ancora i Cradle Of Filth e così via… Il che, ovviamente, non è una buona cosa…
Peccato perché all’interno del disco ci sono alcuni brani ben strutturati, diciamo più ‘personali’, per quanto questo temine possa essere usato per la band in questione, quindi il consiglio che mi sento di dare è di continuare sulla falsariga di pezzi come la opener, oppure “Adam & Eve”, anche se l’episodio migliore la band lo riserva in finale di cd, con la mini suite “Victory”, in cui fa capolino perfino il sax, con un ottimo assolo che apre la strada a nuove sperimentazioni sonore per il gruppo finlandese.
In definitiva “Zero nexus” è come un coito interruptus, dà soddisfazioni ma non fino in fondo, lascia comunque quel senso di amaro e di incompiuto. Se è la fotografia dell’evoluzione della band nel 2008, a questo punto non resta altro da fare che ben sperare per il prossimo full length, augurandoci che questa prosegua e riesca a far scrollare dalle spalle del sestetto quelle pesanti influenze di cui parlavamo prima e li riesca a far trovare una propria via che sappia valorizzare al meglio le buone intuizioni compositive che hanno.
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