Dopo qualche anno arrivano al primo cd a lunga durata i romani
Soul of the Cave, a testimonianza che negli ultimi tempi nella capitale, nonostante un'audience sempre più sparuta e distratta, c'è un valido fervore nel sottobosco underground che spazia dal rock alla scena metal più estrema.
Nel caso dei Soul of the Cave, e più approfonditamente per questo loro esordio intitolato "
Asphalt", parliamo infatti di scena rock, anche se le influenze e le derivazioni, com'è d'uopo per una band ai primi passi, sono davvero molteplici: si passa da atmosfere e sonorità tipicamente dei 70's (leggi
Led Zeppelin su tutti), con divagazioni di scuola sludge/stoner, ma anche sprazzi di modernità con
System of a Down e
Neurosis, nonchè metal in una forma più canonica sebbene attuale e rivisitata secondo gli stilemi attuali, ricordando più volte in "Asphalto" i
Soundgarden di "
Jesus Christ Pose".
Indubbiamente l'impressione è che la band si muova con sicurezza e facilità, dando prova di coesione ed affiatamento, e questo influisce indubbiamente in un songwriting piuttosto valido ed eterogeneo, che proprio per la diversità al proprio interno avrebbe potuto perdere di vista l'orizzonte e finire in un melting pot senza senso.
Fortunatamente ciò non accade e gli unici episodi che lasciano un po' spiazzati sono "
Piove" e "
Cloro", non tanto per la musica (anche se forse troppo intimista ed ipnotica per la band, molto meglio la parte più aggressivo/melodica di "Cloro") quanto per il cantato in lingua madre che, sebbene coraggioso, probabilmente non premia la scelta e le composizioni dei Soul of the Cave, decisamente vincenti invece nel caso di "
Turn to Dust", forse la migliore del lotto.
In ogni caso un buon lavoro che vede protagonista una band che è sicuramente partita col piede giusto e che ci auguriamo di riascoltare a breve con maggiore esperienza sulle spalle.
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