“Pandora” è l’album di debutto dei Mnemonic, band statunitense proveniente dal Nevada e come tutti i dischi d’esordio, almeno quelli delle band con non troppa personalità, soffre di una certa derivatività della proposta.
Nello specifico il trio offre una crossover/nu metal che molto deve ai Tool, alle loro melodie liquide, alle loro atmosfere dilatate, ed esempio ne è “Mellow”, ma anche “Palindrome”.
Il problema sta anche, ma non solo, in ciò, ovvero che i Mnemonic si sono scelti come termine di paragone una band inarrivabile, almeno per loro. Ho detto non solo perché, al di là della derivatività della proposta, il songwriting non convince, non avendo picchi o momenti nei quali si avverte il fremito, la scintilla compositiva, che ti faccia soffermare sulle note di questo “Pandora”.
“Quicksand” ha accenni elettronici ed è una canzone dalle atmosfere soffuse, rarefatte, e pur essendo una canzone degna di note è al tempo stesso il sintomo di un disco che riserva poco spazio alla velocità, al ritmo, a momenti più vivaci. E questo è un grave difetto.
Poi diciamola tutta, questo disco non ha proprio mordente, viene presto a noia, se si eccettuano pochi momenti, come ad esempio “P.S.”.
In definitiva un disco d’esordio che lascia interdetti, e che, per quel che mi riguarda, pone un bel punto interrogativo su questa band che, adesso come adesso, non ha assolutamente ragione di esistere.
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