“Overcome” degli All That Remains è un disco metalcore, con riffoni thrash/core, melodia a tutto spiano, chorus melensi, attitudine aggressiva d’ordinanza, ritmiche da cementificio. Insomma nulla di sconvolgente né di originale. Di dischi così ne escono a decine, forse la band in questione suona con un po’ più di convinzione rispetto ai colleghi, tuttavia si sbadiglia presto, già alla terza canzone.
Le uniche note positive si hanno quando la melodia è accompagnata dalle clean vocals, ad esempio in “Two Weeks”, oppure quando la band decide di coverizzare i Nevermore nella conclusiva “Believe In Nothing”, decisamente la canzone migliore di questo disco.
Non è possibile ascoltare questa roba, è una frantumazione di coglioni inenarrabile. È sempre la solita solfa che va ad ingolfare un mercato giù saturo.
Se le etichette non sono in grado di fare da sé la selezione, continuando a dare a tutti l’opportunità di pubblicare un disco, l’antipatico compito tocca al recensore. Il problema degli All That Remains è che non sono dei novellini, questo è addirittura il loro quarto album. Sia chiaro che il discorso non è se questo disco è suonato male o prodotto peggio, è solo che oramai escono dischi fotocopia, dove non ci si prende nemmeno la briga, accettato il fatto che gli ingredienti sono sempre gli stessi, di miscelarli in maniera personale. Ciò che si chiede ad una band del genere non è inventarsi il capolavoro definitivo, ma quantomeno di dare la possibilità all’utente di ascoltare almeno una volta il disco per intero senza annoiarsi. Ecco, questo con “Overcome”, almeno per quel che mi riguarda personalmente, non succede.
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