Veramente disturbante questo "Migrationis Obscura Aetas", prima opera del mastermind Ianvs e del suo progetto solista Rust Requiem. Dico davvero, erano anni che trovavo ad ascoltare qualcosa di così forte sia dal punto musicale che da quello più squisitamente concettuale. Da questo lato troviamo tematiche ispirate alla spiritualità dell'uomo nell'oscuro periodo medievale, dove la volontà del singolo era piegata e controllata, con sensazioni di angoscia e terrore legate alla propria esistenza. Niente di meglio che un black metal opprimente per descrivere queste emozioni, ma fate attenzione perché non stiamo parlando di qualcosa di canonico. Anzi, "Migrationis Obscura Aetas" (a partire dal titolo stesso, piuttosto referenziale) riporta la mente alle malsane opere degli svedesi Abruptum, con continue incursioni in territori doom e dark/ambient, grazie a lunghi passaggi strumentali dove perdere completamente la cognizione di spazio e tempo, interrotti da urla disumane provenienti da chissà quale inferno. Tutto è costruito per agitare e provocare sofferenza nell'ascoltatore, risucchiato in un vortice privo di qualsiasi appiglio o sporgenza, fatto solo di dolore. Raramente mi è capitato di sentire qualcosa di così opprimente, senza alcuna speranza. Le lunghissime litanie, cantate in lingua latina, sono costruite su tappeti ipnotici di chitarre e tastiera, dove la batteria è solo un accompagnamento in secondo piano. E' la continua ripetizione che paradossalmente confonde l'ascolto, lo rende così faticoso ma allo stesso tempo anche così attraente. Ianvs è riuscito a dimostrare, al di là dei proclami, come si possa proporre ancora qualcosa di intelligente in un movimento sempre più popolato da buffoni. Per riflettere.
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