Murderhead - Try To Use It As A Ringstone

Copertina 4

Info

Anno di uscita:2008
Durata:16 min.
Etichetta:Bukkake Records
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. CRASHTESTER FOR FUN
  2. BUKKAKE CONTEST
  3. WEB CUMSHOT
  4. AUTOMITOMANIA
  5. AL JAZEERA SOUBRETTE

Line up

  • Mos: guitar
  • Andre: guitar
  • Oscar: vocals
  • Gio: bass
  • Alberto Cagnoli: drums

Voto medio utenti

I nostrani Murderhead provengono come dicono loro da "Hellessandria", simpatico gioco di parole per dire che sono originari di Alessandria. Partiamo male, molto. Purtroppo quando inizia la musica il giudizio se possibile è anche peggiore, non tanto per quello che propongono ma per come lo propongono, ossia il solito Nu Metal/Crossover alla Coal Chamber che ormai ha nauseato anche gli Stati Uniti d'America, figuriamoci noi in Italia. Non si discute minimamente sul fatto che siano musicisti preparati anche perchè questo è un fattore che emerge con una certa prepotenza, il problema semmai sono le idee di fondo che mancano in notevole dose. Dura soltanto 16 minuti questo mini-cd e si suddivide in cinque canzoni, praticamente tutte uguali. I riffs di chitarra si susseguono in maniera anonima con i soliti, triti e ritriti stop & go che dieci anni fa potevano anche fare effetto, ora annoiano soltanto per la loro prevedibilità. L'elemento che però funge da aggravante è la somiglianza di base (qualcuno la potrebbe chiamare omogeneità, io no) che accomuna tutte le canzoni di questo Try To Use It As A Ringstone. Ritmiche "aggressive" e dall’andamento contorto supportate da un vocione che non rasenta mai il growl per non scontentare i "modernisti" del Metal ma nemmeno troppo melodico per attirare invece l'altra frangia, quella più tradizionalista. Il risultato? Ne carne ne pesce. I riferimenti stilistici sono tutti negli USA del Nu Metal, come già detto ad inizio recensione i Coal Chamber possono essere presi come spunto, ma anche i primi Mudvayne non sono tanto distanti, malgrado questo i Murderhead pur mettendocela tutta (ci mancherebbe altro) non riescono a coinvolgere/convincere. La sensazione è quella che si tenti di scavare nei soliti clichè di questo stile per fortuna morto e sepolto giusto per essere contemporanei a tutti i costi, e qui si aggiungono le solite pose plastiche dal vivo fatte di taglie XL, isterismo alla Korn e compagnia bella, insomma il peggio del peggio che l'America del "metal" ci ha fatto vedere negli ultimi 10 anni. Un vero peccato, soprattutto quando si crede che tutto questo sia originalità, ma qualcuno prima o poi dovrà accorgersi degli Ephel Duath e dei Thee Maldoror Kollective.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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