Nuovo album per dei "nuovi"
Cryonic Temple. Infatti, in occasione del quarto album la formazione svedese si presenta profondamente rinnovata, sia in un ruolo chiave come quello del cantante, con l'ingresso di Magnus Thurin (proveniente dai Mindscape), sia con un'inedita sezione ritmica, ora formata da Björn Svensson (basso) e Hans Karlin (batteria).
Ma i cambiamenti non si limitano ai soli musicisti, dato che sono evidenti grossi mutamenti anche nel sound, passato da un Power Metal semplice e diretto (credo che il Graz direbbe "ignorante"), ad una proposta sonora decisamente più articolata e moderna, per suoni ed approccio compositivo, sfida dalla quale i Cryonic Temple escono a testa alta.
Nelle ritmiche e nel refrain della titletrack, posta in apertura dell'album, riecheggiano gli Anthrax, che riaffiorano sulla cattiva "Beg Me", comunque parzialmente addolcita da un bel chorus. Ed a proposito di voci, Thurin si rivela subito all'altezza del compito assegnatogli, sicuramente più adatto del suo predecessore alla svolta musicale intrapresa dal gruppo.
Partenza rutilante per la speedy e old fashioned "Standing Tall", dove si mettono in evidenza, con la loro velocità, le chitarre di Leif Collin e Esa Ahonen, che si fanno poi maggiormente maideniane su "Where Sadness Never Rests" e finiscono con lo scatenarsi sulla furibonda "Train of Destruction".
Il passato dei Cryonic Temple trapela solo qua e là, così "Freedom Calling", "Time", ma anche la thrasheggiante "Fight to Survive", si accodano a quel Power Metal moderno ed affilato che hanno promosso gruppi come Angel Dust, Masterplan e Brainstorm. Se la convincente "Fear of the Rage" vive di sussulti priestiani, con Thurin ad inseguire le orme di Rob Halford, il lento "As I Sleep" sfila via nell'anonimato a braccetto della conclusiva, e strumentale, "Departure".
Forse non saranno migliorati, ma sono cambiati. E parecchio.
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