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Magician sono un quintetto di tutto rispetto che arriva da Porto Alegre con un album d’esordio che sfodera a dovere le qualità e le potenzialità di questa band power prog piena di energia.
Ed ecco il loro album di debutto, “Tales of The Magician”, registrato 2 anni fa, arriva finalmente adesso sul mercato, grazie all’attenta etichetta tedesca Dockyard1, e ci propone la storia del mago errante Zhaldor che vuole salvare la propria terra, Zelgian, dalle forze oscure. I Magician, con i loro 8 anni di storia alle spalle, hanno affidato la registrazione dell’ album agli High Gain Studios ad Amburgo e il mixaggio nientemeno che a Dirk Schlächter (Gamma Ray), Kai Hansen (Gamma Ray, ex-Helloween) e Arne Lakenmacher, che ha precedentemente lavorato con band quali Kreator, Primal Fear, Sodom, Nevermore and Destruction. Sebbene questo concept segua nell’insieme i clichè del genere ciò non avviene mai in maniera eccessivamente scolastica, anzi i 10 pezzi, o meglio 10 racconti in esso contenuti risultano multisfaccettati e riescono, tranne in alcuni momenti dall’epicità forse troppo esasperata, a mantenere alta l’attenzione. La componente narrativa rappresenta in questo caso la vera forza per l’intera economia del platter, la musica infatti sembra plasmarsi sulle liriche del vocalist Dan Rubin, davvero molto ispirato, e seguire la scia della sua davvero ben riuscita interpretazione. La band soddisferà di sicuro coloro che erano rimasti con l’amaro in bocca in seguito allo split degli Angra, loro conterranei, proprio come se i Magician avessero accolto il testimone di Andre Matos. Altri forti rimandi sono nei confronti dei Symphony X, dei Rapshody (Of Fire, scusate) e, nei passaggi in cui l’accento è posto su strutture di più alto livello tecnico, come nell’attacco di “Prime Evil”, (subito dopo il coro power) ed in “Crossing The Last Gate”, vengono omaggiati i Dream Theater. Sin da subito emergono, uno per volta, tutti i componenti della band, dall’incisivo Zé Bocchi dietro le pelli che da prova di essere completo su ogni fronte all’accoppiata dei chitarristi Renato Osorio/Cristiano Schmitt, che dispensano soli di gran pregio mai eccessivi nei virtuosismi. I pezzi più interessanti sono “Sandstorm” insieme alla successiva “Terminal Day”, la prima sfuma nella seconda rendendo la cronaca delle vicende più fluente e lasciando immergere sempre più chi ascolta nell’ambientazione dai tratti fantastici che mette al proprio servizio anche una voce lirica femminile, forse troppo pomposa ma di forte impatto. La narrazione prosegue indisturbata e con momenti resi assai intensi ancora una volta dal cantato di Dan Rubin e da arrangiamenti sinfonici che arricchiscono e completano il risultato finale, ovvero un disco d’esordio che, sebbene calchi sentieri non esattamente inesplorati, è da ritenere più che valido qualitativamente. Da segnalare anche gli elementi folk presenti su “Minstrel’s Domain” che rendono l’album ancora più variegato e piacevole da ascoltare. Ma il pezzo dal sapore più power in assoluto è “Siege Of Zelgian”, una cavalcata impetuosa che si placa solo davanti al suono di un piano forte, seguito da un massiccio coro che ne riavvia l’instancabile corsa. Gli amanti di queste sonorità (e della musica buona musica) si facciano avanti e si servano pure, i Magician saranno lieti di saziarvi.
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