Ho sempre considerato i Tierra Santa leggermente sopravalutati. Allo stesso tempo mi danno la sensazione di un gruppo energico e divertente, e credo che in questo abbia contribuito l'uso del cantato in spagnolo da parte di Angel, dotato di voce roca e personale, che in questa occasione sembra tentare un approccio più melodico del solito. Un fattore quello del linguaggio, che se in passato è stato un vincolo per molti gruppi spagnoli o argentini, per i Tierra Santa è stato quello che ha fatto la differenza. Di gruppo dediti alla "venerazione" degli Iron Maiden, infatti ce ne sono a bizzeffe, ma non molti sono riusciti a farsi notare come hanno fatto loro, riuscendo ad incidere cinque buoni album, anche se poi la loro miglior realizzazione resta il debutto, "Medieval'" del 1998. Ovviamente ci hanno messo anche del loro, certe melodie e diversi spunti non hanno nulla a che spartire con il songwriting di Steve Harris e compagni. Molto (pure troppo) in comune con i Maiden hanno invece le chitarre di Angel e Arturo, e senza mettermi a cercare il pelo nell'uovo è innegabile che un guitarwork tipico del periodo tra "Somewhere in Time" e "Seventh Son of a Seventh Son" sia presente su "Quien Llora Hoy por Ti" o su "Azote de Dios". Non saranno altrettanto evidenti, ma non mancano alcune novità, sopratutto un feeling più hard rock qua e là, diciamo sul mid-tempo "El Canto de las Sirenas" (gran bel pezzo) e "Las Puertas del Infierno". Subito all'inizio le migliori due canzoni del disco: "Alas de fuego" e "Indomable", che mi prendono sia per la musica (impatto frontale e sound poweroso) sia per i temi affrontati dalle liriche (riservate rispettivamente alla Fenice ed allo schiavo ribelle Spartaco). Peccato che il resto dell'album non si mantenga su questi livelli, sfiorati solamente dalla maideniana "Las Walkirias", introdotta dall'inutile intro che pende il titolo "Coro de Guerreros" e sopratutto dalla già citata "El Canto de las Sirenas". Più scontate invece la speedy "Hamlet", "El Corazon del Guerrero" e la conclusiva "Las Puertas del Infierno", salvata però in extremis dall'ottima prestazione delle chitarre. Guardando alla Spagna, rimango sempre dell'idea che i Mago de Oz, ma anche i Dark Moor, siano ad un livello superiore (e mi aspetto molto dai Saurom Lamderth). Sopravalutati o no, i Tierra Santa continuano però a piacermi e "Indomable" scorre che è un piacere.
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