Gli
Elektradrive fanno parte della prima ondata delle band di heavy metal italiano avendo preso parte (con
Halloween,
Crying Steel,
Death SS,
Strana Officina,
Rollerball,
Steel Crown,
Revenge,
Shyning Blade e
Ransackers) alla prima compilation,
Heavy Metal Eruption, con il brano
The Lord Of The Ring. Replicando qualche anno dopo su un'altra compilation chiamata semplicemente
Heavy Metal (su Shirak Records) con
Secrets Of The Holy Grave. Poi arrivò il 1986, anno significativo per il metal mutante, basti pensare a
Somewhere In Time degli
Iron Maiden,
Turbo dei
Judas Priest o
Rage For Order dei
Queensryche ed anche gli Elektradrive s'accodarono con lo stupendo
Over The Space, album che nell'intro avverte l'ascoltatore che la musica non è solo per le orecchie, ma anche per l'immaginazione.
In effetti molti brani per feeling e clima onirico, più che per il songwriting, potevano avvicinare le atmosfere sognanti e futuristiche di Somewhere In Time, fatte le debite proporzioni e tenendo conto che cominciavano le prime soluzioni AOReggianti, all'epoca in Italia chi suonava come loro, sul versante un po' più prog, c'erano soltanto gli
Airspeed di Siena.
Passano tre anni e la metamorfosi è completata visto che
Due sterza nettamente verso l'aor, ottenendo un ottimo successo di critica persino sulle pagine di Kerrang!, famoso magazine inglese anche per i voti piuttosto bassi affibbiati solitamente alle band italiane.
Back On The Road rompe gli indugi attraverso tastiere saltellanti e anthemiche e la classe cristallina del cantante
Elio Maugeri ed è subito chiaro che l'album può competere a livello internazionale.
St. Valentine Day è più robusta nel riff ed il feeling palpitante li può avvicinare ai
Whitesnake di
Slide It In, segue
Sunset Boulevard anche lei sulla scia del serpente bianco per via del riff bluesy, mentre le ritmiche sono vagamente funkeggianti.
Wild West ha un'aria morriconiana come suggerisce il titolo, mentre
Right Or Wrong è hard rock cristallino, pezzo robusto e senza cedimenti.
A Man That Got No Heart possiede probabilmente il refrain più coinvolgente dell'album, davvero un singolo mancato. La title track farà felici i sostenitori dei primi
House Of Lords con cui condividono l'eleganza d'esecuzione.
The Magic Lamp mostra la padronanza che possiedono gli Elektradrive in fase di songwriting perché, non dimentichiamolo, sono una band tutt'altro che derivativa. Chiude
Dream On sulle note di un piano ovviamente sognante e ritmiche ovattate, condite da un altro refrain dal gusto superiore.
Per il sottoscritto probabilmente il miglior album aor tricolore, ma sarebbe anche riduttivo.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?